“Durante l’alluvione in Regione e non appena attivati dal servizio 118-Romagna, siamo stati ingaggiati per le più diverse situazioni, purtroppo tutte critiche. Si andava da eventi alluvionali, nella bassa Romagna (Forlì-Cesena, Faenza, luoghi in cui c'era acqua veramente alta), fino alle criticità in un ambiente invece impervio (cioè collinare-montano), dovute alle numerosissime frane e smottamenti.  

 "La cosa che mi preme sottolineare, per come ho visto e vissuto io la parte emergenziale, è la totale disponibilità di tutte le forze chiamate in campo, a mettersi a disposizione nell'immediatezza, fin dalle prime ore della prima sera".

Le criticità a cui abbiamo dovuto far fronte sono le solite che nascono nell’immediatezza durante eventi di così vasta scala. Ovviamente le comunicazioni sono difficili o impossibili: mancate coperture telefoniche, la rete elettrica giù, tutte difficoltà che bisogna superare.

Pian piano ci si riesce, perché si mettono in moto tutte le dinamiche che servono per rimediare alla caduta di un palo, o la caduta di un ponte radio tramite gruppi elettrogeni, o altre situazioni. Ma ci vuole un tempo fisico per poter mettere in piedi certe soluzioni.

La cosa che mi preme sottolineare, per come ho visto e vissuto io la parte emergenziale, è la totale disponibilità di tutte le forze chiamate in campo, a mettersi a disposizione nell'immediatezza, fin dalle prime ore della prima sera. Tutta la notte, per tutti i giorni a seguire. Io ho trovato risposta da tutte le forze di volontariato e dello Stato - i vigili del fuoco, i carabinieri, la Polizia, la Guardia di Finanza - che si sono dedicate anima e corpo per rispondere alle esigenze che nascevano di volta in volta. Era ovviamente un work in progress, ma l’obiettivo era dare risposta il più celermente possibile alla popolazione. Questa risposta a volte è stata immediata, a volte un attimo dopo, ma occorre capire che l'evento ha interessato praticamente una regione intera.

A me piace parlare spesso di un aspetto: la solidarietà che abbiamo noi italiani. Mi sono trovato a Faenza, durante la pulizia e lo sgombero di alcune palazzine, con dei ragazzini. Non so quanti anni avessero, ma non più di 17 o 18. Ho visto due di loro andare incontro a un altro ragazzo che avevo vicino a me, completamente sporco di fango. Con un sorriso incredibile, hanno detto ‘Ciao, ma ci sei anche te! Sei da solo?’. E questo ragazzo, che era da solo - era insieme a noi, ma non era dei nostri - ha risposto ‘No, no, sono venuto da fuori con degli altri, ma mi sono perso. Ma non fa niente, è lo stesso.’ E questi tre ragazzi si sono abbracciati con un entusiasmo e una voglia di partecipazione incredibile. L’immagine di questo ragazzino me la porterò sempre dietro. Siamo così. Gli italiani sono così. Escono fuori quando c'è bisogno".