Parla Valeria Liverani
Responsabile Area tecnica Comune di Modigliana (Lavori Pubblici – Manutenzione – Gestione territorio – Viabilità – Ambiente – Protezione Civile – Nettezza Urbana – E.R.P. – Servizi Cimiteriali)
“Io avevo tutte le forze a disposizione del Comune di Modigliana concentrate nel Centro operativo sovracomunale. La nostra principale via d'accesso è l’SP20, la faentina, perché è l'accesso dalla via Emilia. Per questo motivo stavamo valutando di fare arrivare le principali risorse di soccorso proprio qui, dove avevamo anche il nostro centro radio e un po’ tutto, anche degli spazi molto più ampi rispetto a quelli che sono i nostri uffici comunali.
"La spalla del ponte non ha retto alla piena fluviale, ed è collassata. C’è stato poi lo scivolamento dell'impalcato e il crollo anche di questa infrastruttura. Io mi sono immediatamente sentita persa. Ho detto: e adesso, come faccio? Io sono qua e tutto il resto delle forze è al di là".
La mia perplessità, che ho subito fatto presente, era il fatto che il corso fluviale del Marzeno era arrivato a una quota di venti centimetri dall'intradosso dell'impalcato del ponte. La mia preoccupazione era quella della tenuta di questa infrastruttura, anche perché avevamo evidenziato già dal primo evento che il corso fluviale non centrava più le arcate, ma andava a gravare direttamente sulla spalla. Ed è successo proprio questo. La spalla del ponte non ha retto alla piena fluviale, ed è collassata. C’è stato poi lo scivolamento dell'impalcato e il crollo anche di questa infrastruttura. Io mi sono immediatamente sentita persa. Ho detto: e adesso, come faccio? Io sono qua e tutto il resto delle forze è al di là.
Sapevamo già dei cedimenti che aveva avuto la SP20. L'unica altra via d'accesso per arrivare in centro urbano era via Carlo Alberto Dalla Chiesa. Quando ho visto rientrare il sindaco nella sede comunale ho tirato un sospiro di sollievo. Mi sono detta ‘almeno il sindaco -cioè la maggior autorità, anche a livello di Protezione civile- è al sicuro ed in salvo.’
Da lì, pian piano, abbiamo iniziato a prendere una consapevolezza razionale di quelle che erano le problematiche e ci siamo rimessi ad operare, per prestare soccorso ai cittadini.
Però diciamo che ci sono stati 20 minuti in cui anche tutta la mia formazione in campo di Protezione civile ha ceduto, lasciando il margine alla paura, al senso di impotenza che è proprio di ciascun essere umano. Ed è normale che sia così. Non dobbiamo dimenticare che eravamo già da quattordici giorni in emergenza e, in una piccola realtà come quella di Modigliana, le poche risorse che c’erano si sono comunque prestate h24. Quindi anche la stanchezza non era poca”.
Voglio raccontare due episodi, in particolare, che non dimenticherò mai.
Il primo. Un operatore di Hera stava provando a riattivare l'acquedotto comunale, il centro di potabilizzazione del Campatello. I mezzi di Hera sono tutti geolocalizzati, ma si è persa la traccia sia dell'operatore che del mezzo per due giorni consecutivi. Pensavamo non lo avremmo ritrovato vivo perché temevamo che il Marzeno avesse inghiottito entrambi. Fortunatamente in realtà l’operatore, spaventato, era scappato in direzione Tredozio ed era rimasto chiuso sul Monte Busca, tra due fronti di frana. Era poi rientrato senza mezzo, a piedi, nel serbatoio del Campatello, dormendo diverse notti all'interno del centro di potabilizzazione.
Il secondo. Siamo dovuti andare a prelevare con la benna dell'escavatore delle persone in via Tredoziese che erano rimaste chiuse tra due colate, ma erano colate di versante, non semplici frane. E gli escavatori – macchine di una certa portata, 200 quintali: non certo leggere – venivano manovrati dalle colate di fango come se fossero dei fuscelli.
Ci sono stati dei momenti non facili. Coi colleghi e anche col comandante della Stazione dei Carabinieri di Tredozio siamo rimasti isolati quattro giorni. Abbiamo dormito tutti nell'ufficio tecnico del Comune di Modigliana: quando dicevamo che il Coc (Centro operativo comunale) era aperto, era veramente aperto h24. Modigliana era isolata, non si poteva raggiungere. Senza comunicazioni. Eravamo l'unico riferimento per chiunque avesse bisogno.
In alcuni momenti siamo arrivati all'esasperazione, non riuscivamo a farci capire dai cittadini. Dicevo “il servizio tecnico - purtroppo o per fortuna per voi - fa anche le pratiche cimiteriali. Non vogliamo arrivare a questo”. Questo li ha zittiti.
"Il fatto che non ci sia ancora un commissario è un fatto pesantissimo: se ci fosse, aiuterebbe."
La messa in sicurezza sul lungo termine, noi non la possiamo dare. Al momento non è data neanche al Comune di Modigliana, figuriamoci se ci possiamo esprimere nei confronti dei cittadini. Il fatto che non ci sia ancora un commissario è un fatto pesantissimo: se ci fosse, aiuterebbe*. Sarebbe importante per le istituzioni, ma anche per noi, come piccoli tecnici di una piccola realtà comunale. Perché non abbiamo delle linee guida, non abbiamo risposte certe. E quindi ci basiamo sulle ordinanze che vengono emesse sia da noi che dalla Provincia, su informazioni che via via ci vengono date. Ma altro non possiamo fare.”
*(l’intervista è stata raccolta prima della nomina del generale Figliuolo a Commissario alla ricostruzione, ndr)