Una giornata al CAU

Tra le persone che hanno ricevuto le cure e con i medici e gli infermieri del Centro Assistenza Urgenza Navile di Bologna, uno dei 30 attivi in Emilia-Romagna

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ultima modifica 2024-02-02T11:57:40+02:00
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Un prelievo, una medicazione o un elettrocardiogramma. Normale routine al Cau Navile di Bologna.

Cosa succede all’accettazione e in attesa di ricevere il referto? Come trascorre una giornata al Cau, uno dei tasselli della riorganizzazione dell’emergenza-urgenza promossa dalla Regione?

Siamo stati negli ambulatori della Casa della Comunità che ospita dall’11 dicembre il Cau, il Centro di Assistenza e Urgenza.

È il primo aperto in città per le cure meno urgenti con medici e infermieri H24.

intro

“Ho mal di gola e da ieri non mangio”
“Da quand’è che sta male? Mi dà la tessera sanitaria? Ha preso qualcosa per la tosse o per la febbre?”

“Mi sono tagliata con il coltello”
“Ha dolore? Ora si metta lì che le misuriamo la pressione. Prende farmaci?”
“Questa signora la vediamo subito”

“Sì, ma quando ci chiamano?”

cau navile

Visita

Al Cau Navile di Bologna le giornate trascorrono così: tra una domanda, qualche volta un po’ apprensiva, una rassicurazione, l’accoglienza (qui non si fa il triage come al Pronto soccorso ma l’accettazione) e la visita del medico. Se necessario, si fa un prelievo, l’elettrocardiogramma per capire se quella palpitazione fastidiosa nasconde qualcosa di più serio o una radiografia per vedere se c’è una frattura. Poi arriva il referto e si torna a casa, o con la cura o con la richiesta di un percorso terapeutico più specifico.

Il primo Cau – Centro di Assistenza e Urgenza ad aprire a Bologna città si trova all’interno della Casa della Comunità Navile, in via Domenico Svampa 8, a due passi dalla nuova sede del Comune in piazza Liber Paradisus e vicino all’ingresso del parcheggio kiss&ride della stazione ferroviaria Alta velocità. La facciata moderna degli edifici non ha cambiato il volto del Navile, quartiere storicamente popolare ed anche il più popoloso della città.

C’è chi arriva al Cau a passo spedito perché vuole risolvere in fretta e togliersi una preoccupazione, chi - con l’intercedere un po’ affaticato - si avvicina sperando di trovare una soluzione a quel dolore lieve che non dà tregua e chi ancora chiede aiuto per una medicazione per cui non saprebbe a chi rivolgersi.

Il quick look come primo contatto

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Arrivano in coppia, anche se giovani perché in compagnia fa meno paura l’esito di una visita o l’attesa di un referto, o da soli perché magari è un malessere che non preoccupa più di tanto.

Il primo contatto è con l’accettazione, dove gli infermieri, donne e uomini che hanno sulle spalle l’esperienza del Pronto soccorso, accolgono il paziente e fanno il “quick look”, ovvero una prima osservazione che, come racconta l’infermiera, Angela Pizzinato, “è fondamentale perché permette a noi infermieri che abbiamo lavorato in PS di capire se è un paziente urgente o meno”.

Dalla tessera sanitaria, poi, arrivano altre informazioni importanti, come le patologie di cui soffre il paziente, i farmaci che prende. A questo punto vengono rilevati i parametri vitali e poi viene consegnato un numero in attesa di essere visitati dal medico.

“Nelle situazioni dubbie- aggiunge Francesco Neri, uno dei medici in servizio al Cau Navile- il medico viene interpellato immediatamente”.

Cau Navile, la cura H24

Cau Navile, la cura H24

Aperto dall’11 dicembre, il Cau Navile è uno dei 30 attivi in Emilia-Romagna a gennaio 2024, nati per rispondere sul territorio alla gran parte dei bisogni di cura meno urgenti e limitare gli accessi ai Pronto Soccorso, dove far confluire invece solo i casi più gravi.

In quello di Bologna lavorano, 7 giorni su 7, 24 ore su 24, due medici, due infermieri e un operatore socio-sanitario, mentre durante la notte ci sono un medico e un infermiere. Dalle ore 12 alle 20 c’è anche un terzo medico. I medici sono dell’assistenza primaria e gli infermieri, come detto, hanno lavorato in Pronto soccorso, quindi sono tutti operatori sanitari formati per affrontare le emergenze. Complessivamente sono 30 i medici che danno una disponibilità mensile a lavorare al Cau. Oppure si dedicano completamente a questa attività come Agnese Peloni, che dopo la laurea in Medicina a Bologna nel 2015, ha fatto un periodo al Royal Brompton Hospital di Londra, poi medicina territoriale a Ravenna e per cinque anni il medico penitenziario alla Casa circondariale della Dozza a Bologna.

Il turno del mattino inizia alle sette. Mentre i medici organizzano il lavoro, gli infermieri preparano gli ambulatori, controllano gli elettromedicali e le macchine dei prelievi. Uno poi si sistema all’accettazione e l’altro aiuta i medici negli ambulatori. E si comincia.

La Casa della Comunità piazza dell’accoglienza

La Casa della Comunità piazza dell’accoglienza

“Nella Casa della Comunità- spiega il responsabile, Giampaolo Marino- ci sono tantissimi servizi e il Cau è un salto di qualità che porta queste strutture a essere sempre più efficaci nella risposta ai bisogni di salute del cittadino nel proprio contesto di vita, cioè nella prossimità”. Per Marino l’apertura del Cau è “un cambiamento epocale perché prima la Casa della Comunità del Navile chiudeva alle 19.30 e il sabato alle 13.30, adesso siamo aperti H24”. Con il Cau, infatti, la struttura del Navile, concepita come una piazza dell’accoglienza che collega la struttura sanitaria al territorio, è anche la prima Casa di Comunità a livello nazionale a essere aperta H24.

Ė nella prossimità, oltre che in una diversa gestione del tempo per questo tipo di bisogni di cura, l’elemento chiave del Cau. “I pazienti- racconta la dottoressa Peloni- sono contenti per i tempi di attesa che sono minori rispetto al Pronto soccorso, poi c’è sempre l’eccezione. Ci possono essere week end dove c’è tanta attesa, ma si affidano, basta del tempo, un sorriso in più e si sentono rincuorati”. “C’è più dialogo”, sottolinea Enrico Iaquinta, infermiere che, come i suoi colleghi in servizio al Cau, ha lavorato per diverso tempo al Pronto soccorso. “Chi fa questo mestiere è perché vuole aiutare le persone altrimenti questo lavoro non è da tutti”, osserva.

commenti 2

"Avevo bisogno di una risposta subito, sono estremamente soddisfatta”
“Torno a casa con la cura che devo fare, la dottoressa mi ha dato gli antibiotici. Quindi siamo a posto. Farò un po’ di pubblicità, queste cose ci vogliono”.

crediti

A cura di Mara Cinquepalmi, Elisa Ravaglia e Agata Matteucci

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