Quando l’educatrice va a prendere la “Scatola verde”, per i bambini è il segnale che sta per iniziare il loro appuntamento quotidiano con un mondo dove le cose cambiano nome e si imparano sempre parole nuove.Allora l’aula si riempie delle loro voci che cantano “The wheels on the bus go round and round” e delle loro risate, che risuonano insieme ad altre parole come: “hello”, “thank you”, “stand up” e “bye bye”.

Siamo al nido Mazzoni di Bologna, una delle oltre 300 strutture tra asili nido e scuole dell’infanzia dell’Emilia-Romagna che hanno aderito al progetto “Sentire l’Inglese”, misura introdotta dalla Regione Emilia-Romagna per avvicinare i più piccoli alla lingua inglese.

Vediamo da vicino come funziona.

Le educatrici e gli educatori hanno un ruolo chiave. Sono loro, dopo aver ricevuto una formazione specifica presso il Dipartimento di Scienze dell'Educazione “Giovanni Maria Bertin” dell’Università di Bologna, e non esperti esterni, a proporre ai bambini le sonorità dell’inglese. Si tratta di figure conosciute, che aiutano i bambini a familiarizzare con suoni sconosciuti ma sempre interessanti. A quest’età più che l’input linguistico in senso stretto è fondamentale il modo in cui viene trasferito, in particolare il rapporto che si crea con i bambini, che imparano attraverso un canale sociale, cioè la volontà di mettersi in relazione con gli adulti di riferimento nell’ambiente del nido e della scuola dell’infanzia.

Uno dei principali strumenti a loro disposizione è la lettura animata da gesti e oggetti che fanno letteralmente vedere ai bambini il significato delle parole.

Anche la musica e il gioco sono veicoli potenti per l'apprendimento, aiutando a creare un'atmosfera di gioia e scoperta.

Il progetto

Si tratta di una proposta di ricerca-formazione-azione che è partita nell’anno scolastico 2021-2022 con 75 nidi diffusi in tutto il territorio regionale e poi è proseguita con un incremento annuale programmato dei servizi 0-6 anni che hanno aderito, fino ad arrivare alle attuali 304 strutture, tra nidi e scuole dell’infanzia, che quest’anno, da Piacenza a Rimini, coinvolgono quasi 13mila bambine e bambini in totale.

Il progetto si avvale per la sua realizzazione della collaborazione con l’Università di Bologna.

L’obiettivo non è solo didattico: l’inglese entra nella vita dei nidi e delle scuole dell’infanzia come lingua internazionale, utile ai fini della riuscita scolastica successiva, ma anche come lingua neutrale, diversa e nuova per ogni bambino, che aiuta a salvaguardare il patrimonio plurilingue e identitario dei servizi e delle famiglie di provenienza, a democraticizzare l’educazione linguistica e a ricreare all’interno dei servizi una comunità che rifletta il multilinguismo esterno. 

Il metodo

Rivolgendosi a bambini in età prescolare il programma ovviamente non prevede vere e proprie lezioni frontali. Il suo obiettivo principale è esporre i bambini alle nuove sonorità di una lingua straniera in un contesto positivo e per loro familiare attraverso un percorso di ascolto guidato.

L’inglese si inserisce in piccoli spazi quotidiani nelle ore che le bambine e i bambini passano all’interno dei servizi educativi, concentrandosi su un lessico legato alle loro necessità e alla sfera del gioco, in piena armonia con le altre lingue parlate in famiglia.

L’aspetto più importante è far entrare i bambini in contatto con una vasta gamma di suoni, in questo modo i bambini possono familiarizzare con la nuova lingua nello stesso modo in cui hanno e continuano ad apprendere la lingua madre. Non sono pochi, infatti, quelli che imparano nuove parole prima in inglese.

Licia Masoni - Professoressa del dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Bologna, direttrice del progetto

Contrariamente a quanto si possa pensare i bambini non si confondono e percepiscono come completamente naturale l’idea di sentire suoni diversi da quelli della lingua madre. Iniziare presto, quindi, è la cosa migliore, e proprio per questo già in fase di progettazione abbiamo chiesto di avere anche sezioni di lattanti, che ancora non riescono a riprodurre i suoni, ma già possono abituarsi ad ascoltarli. Fino ai sei anni i bambini sanno reagire con grande curiosità ai suoni diversi della lingua madre. Il vantaggio principale è soprattutto emotivo: i bambini esposti ai suoni di una lingua straniera fin da piccoli avranno più facilità a sviluppare un rapporto sereno e di competenza con questa quando diventerà materia di studio. 

La sviluppo di un rapporto sereno con la nuova lingua è testimoniato anche dalle famiglie, che raccontano come anche a casa i bambini passino con naturalezza da una lingua all’altra a seconda delle situazioni.

A cura di Vincenzo Menichella, Cristina Gaddi e Stefano Asprea. Illustrazione di Agata Matteucci.