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Introduzione

Mercoledì 7 maggio, in occasione dell’evento di apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2025,l'Alleanza Italiana per lo Sviluppo sostenibile (ASviS) ha presentato il Rapporto di Primavera "Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050. Il falso dilemma tra competitività e sostenibilità". Il documento, giunto alla sua seconda edizione e realizzato da ASviS in collaborazione con il centro di ricerca Oxford Economics, analizza l’impatto della transizione energetica sull’economia italiana, in particolare a livello industriale.

Gli scenari

In base alle proiezioni al 2035 e al 2050 sull’impatto della transizione ecologica sull’economia italiana, il rapporto delinea quattro possibili scenari:

  • Scenario Net Zero (decarbonizzazione al 2050): l’introduzione di misure come una carbon tax globale, indispensabile per raggiungere la carbon neutrality nel 2050, comporterebbe costi significativi nel breve periodo, con pressioni inflazionistiche e una perdita di Pil nel 2035 dell’1% rispetto allo scenario di base. Successivamente, però, gli investimenti più elevati e le temperature medie più basse stimolerebbero la produttività, cosicché, a partire dal 2045, l’effetto sul Pil diventerebbe positivo, arrivando a metà del secolo al +3,5% rispetto allo scenario di base.
  • Scenario Net Zero Transformation (piano di politiche strutturali per la decarbonizzazione sostenute da cospicui investimenti nell’innovazione): in questo caso si otterrebbero risultati nettamente più positivi, grazie alla limitata pressione inflazionistica e alla maggiore diffusione di innovazione e rinnovabili. In questo scenario, già nel 2035 il Pil italiano risulterebbe superiore dell’1,1% rispetto allo scenario di base, e il tasso di disoccupazione sarebbe più basso di 0,7 punti percentuali. Il trend positivo continuerebbe anche dopo quella data, e nel 2050 il Pil italiano risulterebbe superiore dell'8,4%.
  • Scenario "Transizione Tardiva": le conseguenze per l’economia sarebbero molto negative. Se le politiche di mitigazione venissero attuate solo a partire dal 2030, bisognerebbe introdurre una carbon tax molto più aggressiva, generando forti pressioni inflazionistiche. In questo panorama, il Pil reale sarebbe inferiore a quello tendenziale del 2,4% nel 2035, e il tasso di disoccupazione salirebbe all’8%.
  • Senario “Catastrofe climatica”: l'aumento della domanda di combustibili fossili porterebbe a livelli di emissioni più alti rispetto alla previsione di base, elevata volatilità delle temperature e aumento degli eventi climatici estremi. Nel 2050 il Pil italiano crollerebbe del 23,8% e la disoccupazione raggiungerebbe il 12,3%.

Dal Rapporto emerge quindi che la sostenibilità conviene anche sul piano economico: la decarbonizzazione e l’economia circolare determinano infatti maggiore autonomia e costi più bassi dell’energia; elevata competitività (indispensabile anche per reagire ai dazi e alle guerre commerciali), redditività e solidità finanziaria delle imprese; sviluppo ed equità sociale; miglioramento dello stato della finanza pubblica.

Per approfondire

Rapporto di Primavera ASviS

Sintesi del Rapporto

Comunicato stampa

Ultimo aggiornamento: 08-05-2025, 14:31