Introduzione
Martedì 8 aprile è stato presentato il 3° Rapporto Italia Generativa, dal titolo Giro di Boa. Il segno che resta dell’imprenditività italiana, realizzato dal Centre for the Anthropology of Religion and Generative Studies (ARC) dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, su iniziativa di Generatività Sociale con la collaborazione di Unioncamere.
Il lavoro di ricerca è stato introdotto da Andrea Prete, Presidente di Unioncamere, ed approfondito da Mauro Magatti, economista e sociologo, e Patrizia Cappelletti, ricercatrice del Centro di Ricerca ARC. Il rapporto ricostruisce alcune delle dinamiche sociali ed economiche del contesto italiano, in una prospettiva comparata con il panorama europeo, e in questa edizione analizza in particolare lo stato dell’imprenditorialità in Italia e le sfide che si prospettano per il futuro.
Secondo il rapporto, il capitalismo italiano possiede elementi unici e distintivi, che vanno riscoperti e declinati in chiave contemporanea: l’umanesimo operativo, la creatività sistemica, il glocalismo virtuoso, la resilienza generativa. La sfida per l'imprenditorialità italiana è la capacità di tradurre questi valori in modelli organizzativi scalabili e in ecosistemi qualificati, senza perdere la sua natura originaria.
La doppia transizione digitale e generazionale costituisce un passaggio da gestire con attenzione: da un lato, è necessario integrare il digitale come abilitatore dell’impresa, senza ridurre la dimensione umana; dall’altro, occorre investire nel ricambio generazionale, preservando e rinnovando la memoria d’impresa. In questo contesto, il rapporto sottolinea la necessità di un nuovo patto formazione-impresa per coltivare competenze ibride tecnico-umanistiche e di una finanza paziente che premi l’originalità sulla standardizzazione.
Il rapporto suggerisce anche di incentivare gli ecosistemi regionali, intesi come sistemi collaborativi che coinvolgono diverse realtà locali (imprese, istituzioni, università, enti del Terzo settore, cittadini) per creare un ambiente favorevole alla sperimentazione "glocal"e all'innovazione.
Il rapporto si sofferma poi sulla situazione dell'imprenditoria giovanile, segnalando che negli ultimi 10 anni c'è stata una riduzione significativa delle imprese a guida under 35. Oltre al dato demografico, incide anche la scarsa voglia dei giovani di fare impresa perché la reputano una scelta "troppo complicata" (la pensa così l'80% dei giovani). Il rapporto analizza quindi le principali barriere all'imprenditorialità: burocrazia, credito negato, modesta formazione, welfare insufficiente.
Per approfondire
Ultimo aggiornamento: 11-04-2025, 13:18