Bilancio UE post-2027: prospettive future per coesione e regioni in quattro punti
Attesa per il 16 luglio la proposta della Commissione per il nuovo QFP. L'approfondimento della Delegazione presso l'UE della RegioneER sul dibattito in corso e sulle prospettive per Regioni europee.
La presentazione della proposta sul nuovo Quadro Finanziario Pluriennale per il periodo 2028-2034 da parte della Commissione Europea è attesa per mercoledì 16 luglio. L’obiettivo di definire un bilancio UE flessibile e in grado di rispondere efficacemente alle sfide del complesso contesto globale attuale è stato ribadito in più occasioni dalla Commissione Europea, che ha già annunciato un cambio di paradigma rispetto allo status quo attuale. Per Regioni e Città, l’incognita maggiore è il destino della Politica di Coesione – attualmente supportata da un terzo del QFP 2021-2027. Questa politica, assieme a quella agricola e ad altre di forte impatto per i territori, sembrerebbe destinata a essere compresa nella previsione di piani nazionali negoziati direttamente dalla Commissione con gli Stati membri, sul modello del Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza.
1. QFP: Cos'è e perché è importante
Il Quadro Finanziario Pluriennale (QFP), noto anche come Multiannual Financial Framework (MFF), rappresenta lo strumento con cui l’Unione europea (UE) pianifica e disciplina la propria spesa a lungo termine. Previsto dall’Articolo 312 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), il QFP viene adottato all’unanimità dai 27 Stati membri in sede di Consiglio, previa approvazione del Parlamento europeo e su proposta della Commissione. Il bilancio settennale dell’UE stabilisce i limiti massimi di spesa per le principali aree di intervento, come la coesione, la transizione verde e digitale, l’agricoltura, la ricerca e l’innovazione, garantendo così stabilità, coerenza e prevedibilità nell’attuazione delle politiche comuni.
L’attuale quadro finanziario copre il periodo 2021-2027 con una dotazione complessiva di 1.216 miliardi di euro (a prezzi correnti), a cui si affianca lo strumento straordinario NextGenerationEU (807 miliardi di euro, a prezzi correnti), pensato per sostenere la ripresa economica post-pandemia. In occasione della revisione intermedia presentata nel 2023 e adottata nel 2024, il QFP 2021-2027 è stato ulteriormente rafforzato con un importo pari a 64,6 miliardi di euro per finanziare priorità quali sostegno all'Ucraina, migrazione e azione esterna.
2. Quale è stato fino ad ora il ruolo delle regioni nel bilancio europeo? La politica di coesione e la governance multilivello
La Politica di Coesione rappresenta la principale politica di investimento europea. Con l’obiettivo di ridurre i divari economici, sociali e territoriali tra le diverse aree dell’Unione, essa si concentra in particolare sulle regioni meno sviluppate e sulle comunità più vulnerabili. Nell’attuale bilancio pluriennale 2021-2027, la Coesione rappresenta circa un terzo delle risorse totali.
Alla base di questa politica c’è uno dei principi fondanti dell’integrazione europea: il partenariato. Introdotto nel 1988, questo principio ha formalizzato la cooperazione tra Commissione, Stati membri e autorità regionali nella programmazione e attuazione dei Fondi Strutturali. In questo contesto, le Regioni contribuiscono alla definizione dei Programmi Operativi, orientando le risorse verso esigenze territoriali specifiche, coerentemente con gli obiettivi europei. Questo assetto delinea una gestione condivisa dei fondi tra livello europeo, stati membri e regioni nell’attuazione dei fondi, secondo una governance multilivello. Al principio di partenariato si affianca il ruolo del Comitato europeo delle Regioni (CdR), organo consultivo che contribuisce a rafforzare la dimensione territoriale nel dibattito politico europeo.
PER APPROFONDIRE - La Politica di Coesione ha conosciuto negli anni un’evoluzione significativa. Dalla sua nascita nel 1975 con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, inizialmente poco incisivo in termini di bilancio, si è passati a una fase di espansione sotto l’impulso delle riforme della Commissione Delors negli anni ’80 e ’90. Negli anni Duemila, la strategia di Lisbona ha impresso una nuova direzione, orientando le risorse verso crescita, occupazione e innovazione. Nonostante le pressioni causate da shock esogeni, come nei casi della crisi finanziaria e della Brexit, la Politica di Coesione ha mantenuto un peso significativo, confermandosi tra le prime voci del bilancio europeo anche per il periodo 2021–2027.
3. Il dibattito in corso sul prossimo QFP
Con la Comunicazione dell’11 febbraio 2025, intitolata “La strada verso il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale”, la Commissione ha tracciato le linee guida per una revisione, se non vera trasformazione, del bilancio settennale dell’UE. Il messaggio è chiaro: “lo status quo non è un’opzione”.
Nel contesto della riforma strutturale del prossimo QFP, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato le priorità e la struttura durante la Conferenza annuale sul bilancio dell’Unione Europea 2025. Il prossimo QFP ha visto un forte impegno da parte della Presidente e del suo Gabinetto verso la presentazione di una proposta ispirata ai principi di flessibilità, semplificazione e orientamento alla performance, razionalizzando le risorse e centralizzandone la gestione. L’architettura emergente dovrebbe articolarsi intorno a tre pilastri:
1. Partenariati multilivello per riforme e investimenti;
2. Un accorpamento di numerosi programmi e finanziamenti (tra cui fondi strutturali della coesione) in un unico Fondo per la Competitività;
3. Maggiori risorse destinate all’azione esterna dell’UE.
In questo scenario potenziale, si conferma la volontà di superare la frammentazione e la complessità attuali attraverso un modello che prende ispirazione dal Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza, strutturato sulla base di Piani Nazionali (il PNRR nel caso italiano) negoziati direttamente tra governi centrali e la Commissione. Questa scelta supererebbe l’attuale gestione decentralizzata basata su programmi negoziati tra Bruxelles e le autorità di gestione dei programmi europei a livello regionale.
Il profondo dibattito scaturito dalle anticipazioni sul prossimo QFP si è colorato di diverse sfumature all’interno delle istituzioni europee. I Vicepresidenti Esecutivi Raffaele Fitto (coesione e riforme), e Roxana Mînzatu (Politiche Sociali e Occupazionali) hanno sostenuto l’importanza della governance multilivello, di una gestione condivisa e di una particolare attenzione alle specificità territoriali per l’allocazione dei fondi. Il Parlamento Europeo, decisamente a sfavore di un QFP che nazionalizzi le risorse, ha presentato e votato una risoluzione lo scorso maggio, chiedendo un bilancio ambizioso e rifiutando l’impostazione dei Piani nazionali per difendere il coinvolgimento delle autorità locali. Infine, in rappresentanza delle regioni europee, il Comitato delle Regioni Europee e la Presidente, Kata Tûtto, si sono impegnati su diversi fronti per ribadire che la coesione deve restare il collante dell’Unione, mantenendo i finanziamenti attuali per garantire sostegno e risposte efficaci degli enti locali alle sfide europee.
4. L'impegno regionale per la tutela della Coesione
È in questo contesto che le Regioni e gli enti locali rivendicano il principio di sussidiarietà e una governance multilivello come elementi essenziali per l’efficacia della Politica di Coesione e l’allocazione dei fondi. Gli enti subnazionali temono che il nuovo approccio possa far venir meno l’attenzione alle specificità dei territori e rivelarsi meno efficace nel colmare i divari tra le diverse realtà. Preoccupazioni emergono anche circa il budget che verrà destinato alla coesione, anche alla luce delle nuove priorità emergenti quali difesa e sicurezza.
Alla luce di questi rischi, le Regioni e le Città Europee si sono mobilitate per la tutela di una Politica di Coesione “place-based” e sostenuta da un bilancio adeguato. Le oltre 140 regioni dell’alleanza #EURegions4Cohesion, guidate da Emilia-Romagna e Nouvelle Aquitaine, hanno avviato una iniziativa di advocacy congiunta in difesa del ruolo delle regioni nella Politica di Coesione. Tra le tappe di questa iniziativa, avviata a maggio 2024 alla vigilia delle scorse elezioni europee, un incontro con gli eurodeputati (2 ottobre 2024) e uno scambio con i Vicepresidenti Esecutivi Fitto e Mintzatu e con il Commissario al Bilancio Serafin (30 gennaio 2025). I più recenti sviluppi della mobilitazione di queste regioni rientrano inoltre una lettera a Ursula von der Leyen e un nuovo confronto con i Vicepresidenti Esecutivi Fitto e Minzatu per esprimere le preoccupazioni in merito ad una nazionalizzazione dei fondi per difendere la specificità della Politica di Coesione nel prossimo QFP.
In passato, sono state sviluppate altre iniziative come quella promossa dalle cosiddette “Power Regions”, un’alleanza composta da 74 Regioni europee più sviluppate, tra cui l’Emilia-Romagna, che si battono per una Politica di Coesione rafforzata e inclusiva. L’obiettivo è garantire che anche le Regioni ad alto livello di sviluppo, che contribuiscono in modo significativo alla competitività e all’innovazione dell’Unione, non vengano escluse dai benefici della politica di coesione.
Il Comitato europeo delle Regioni ha rilanciato la #CohesionAlliance, una piattaforma che conta oltre 12.000 aderenti tra Regioni, città, province, associazioni territoriali, parlamentari europei e cittadini. Lanciata nel 2017 e rafforzata nel 2024, l’Alleanza riafferma che la coesione non è soltanto una questione di fondi, ma rappresenta un valore fondamentale dell’Unione europea, da integrare in tutte le politiche.
Conclusioni
Nonostante le diverse anticipazioni ufficiose, non resta che attendere la proposta della Commissione Europea per valutare l’intero impianto con le diverse priorità e, soprattutto, risorse finanziarie assegnate.
Quella che pare essere una valutazione condivisa da Regioni e Enti locali e da molte voci autorevoli in ambito europeo, è che una Unione Europea con una coesione affievolita, danneggerebbe i territori e quindi la costruzione stessa dell’Europa, quella che Jacques Delors aveva immaginato con un mercato interno sostenuto da una coesione effettiva e multilivello.