Episodio 19 | Patrizia Ceroni – Psichiatria
Il benessere mentale è responsabilità collettiva, ma i pazienti psichiatrici e le loro famiglie si sentono sempre più soli, tra pregiudizi, scarsità di risorse e di strumenti. Secondo le stime epidemiologiche, le persone con problemi di salute mentale in Italia sono circa 3 milioni. Stiamo parlando di almeno il 5% della popolazione, percentuale che sale al 10% se si includono anche i disturbi più lievi, come ad esempio gli attacchi di panico. Il dato più preoccupante, secondo quanto denunciano i Dipartimenti di salute mentale, è che ben 2 milioni di persone sono attualmente prive di cure, e a pagare il prezzo più alto sembrano essere i bambini e i ragazzi. Ma come rendere compatibili le necessità crescenti e le risorse in continuo calo? Il Servizio sanitario dell’Emilia-Romagna sta operando per dare concretezza a uno strumento, chiamato “budget di salute”, che promuove l’assistenza domiciliare dei soggetti fragili e il contrasto all’istituzionalizzazione. Ce lo racconta Patrizia Ceroni, direttore dell’Unità operativa complessa dei programmi psicopatologici e di governo clinico dell’Ausl di Parma. La dottoressa Barbara Paccaloni è una di queste. Figura di riferimento dell’Unità operativa di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale di Santa Maria della Scaletta di Imola, da 17 anni opera in un reparto dove le parole si interrompono al vagito dei bambini, dove i medici, le ostetriche e gli infermieri si mescolano ad amici e parenti, le partorienti alle pazienti e dove le pratiche del “pelle a pelle” da qualche tempo convivono con i robot che hanno rivoluzionato la chirurgia ginecologica.
Trascrizione
Specialmente Pubblici
Episodio 19 | Patrizia Ceroni – Psichiatria
[voce di tg] Per Mattarella, creare una rete di supporto è essenziale per aiutare chi soffre di disturbi mentali e le loro famiglie. Datori di lavoro, scuole, istituzioni e comunità hanno un ruolo cruciale perché il benessere mentale è responsabilità collettiva, ha concluso il Presidente…
Il benessere mentale è responsabilità collettiva, ma i pazienti psichiatrici e le loro famiglie si sentono sempre più soli, tra pregiudizi, scarsità di risorse e di strumenti. In Emilia-Romagna, però, non si vuole tornare indietro.
Specialmente Pubblici è la seconda serie del podcast prodotto da Regione Emilia-Romagna per rafforzare la consapevolezza che il servizio sanitario nazionale e quello regionale sono un patrimonio collettivo di grandissimo valore. Un patrimonio fatto di specializzazioni, di équipe e persone che si distinguono anche per riconoscimenti conseguiti in Italia e all'estero. Donne e uomini che hanno scelto di compiere ogni giorno un passo in avanti per continuare a garantire le migliori cure a tutti, nessuno escluso.
Una società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, sosteneva Franco Basaglia negli anni '70, mentre portava avanti la sua battaglia per la chiusura dei manicomi. Entrata in vigore il 13 maggio del 1978, la legge Basaglia – la 180, coeva della 833 che istituì il Servizio sanitario nazionale – riformò l'approccio di cura al disagio mentale, segnando una svolta. Da allora il concetto di cura ha continuato a evolvere, ma per chi ha vissuto questo processo i grandi maestri e la stagione delle riforme sono affari che restano sempre accesi. Ce lo racconta Patrizia Ceroni, direttore dell'Unità operativa complessa dei programmi psicopatologici e di governo clinico dell'Asl di Parma, partendo proprio dalle personalità di riferimento.
Patrizia Ceroni, direttore dell'Unità operativa complessa dei programmi psicopatologici e di governo clinico dell'Asl di Parma – Innanzitutto Basaglia, il pensiero di Basaglia. Diciamo che veramente lui è quello che ha rivelato la necessità che la parola cura significasse – allora e anche oggi – restituzione di dignità, diritti e soggettività alle persone sofferenti e più fragili. Un altro maestro però è anche Jung. Jung mi ha insegnato negli anni della mia formazione il valore dello stare in ascolto: cercare sempre il dialogo, sempre possibile con l'altro, e poi conservare la speranza, e volgere lo sguardo con fiducia verso il futuro, perché un senso si trova e una strada ancora da percorrere c'è sempre, per tutti.
Secondo le stime, le persone con problemi di salute mentale in Italia sono circa 3 milioni. Stiamo parlando di almeno il 5% della popolazione, percentuale che sale al 10% se si includono anche i disturbi più lievi, come ad esempio gli attacchi di panico. Ma il dato più preoccupante, secondo quanto denunciano i dipartimenti di salute mentale, è che ben due milioni di persone sono attualmente prive di cure, e a pagare il prezzo più alto sembrano essere i bambini e i ragazzi. Ma come rendere compatibili le necessità crescenti e le risorse in continuo calo? Il Servizio sanitario dell'Emilia-Romagna si è dotato di uno strumento chiamato Budget di salute.
Ceroni – Non pensate a una procedura amministrativa: pensate a un programma che si prende cura delle persone, attivato nei dipartimenti di salute mentale e dipendenze patologiche della nostra Regione, con l'obiettivo di lavorare per promuovere proprio il protagonismo delle persone che abbiamo in cura, con grande attenzione al tema del rispetto dei diritti umani, mettendo in campo tutti i nostri approcci di tipo tecnico, spingendo al massimo per la capacitazione, che vuol dire rendere le persone in cura competenti, lavorando sulle loro abilità perché siano il più possibile autonome, in modo da renderle più vicine costantemente alla comunità a cui ogni persona, anche le persone fragili, devono sentire di appartenere.
Il termine “capacitazione” è diventato popolare grazie al lavoro dell'economista indiano Amartya Sen, che ha posto l'accento sul fatto che la libertà sostanziale di cui un individuo gode all'interno di un sistema dipende non solo dalle abilità che il soggetto ha per doti naturali, ma anche dalle opportunità e dai mezzi offerti dalla società. Ecco perché con il Budget di salute, come spiega la dottoressa Ceroni, si vuole spingere al massimo per la capacitazione. Ma cosa si può fare concretamente per andare oltre le buone intenzioni?
Ceroni – Spingiamo per tutto questo, per raggiungere questo obiettivo, anche attraverso iniziative di promozione della salute, di prevenzione di tutta quella che è la tematica della salute mentale e delle dipendenze, in questo modo anche coinvolgendo attivamente nella lotta allo stigma. Possono apparire obiettivi ambiziosi, sono peraltro obiettivi che sono coerenti con la normativa che ci guida che è la 180, e non devono essere vissuti come aleatori, anche perché siamo consapevoli delle analisi allarmanti che arrivano dai sociologi, dagli psicologi che parlano di avanzare di fenomeni di isolamento delle persone e di incapacità anche di instaurare dei legami profondi con l'altro. E questo porta anche a un clima di sovvertimento di tutti quei valori, invece, che noi dobbiamo riuscire a recuperare per far sì che anche i più fragili non siano espulsi dalla società.
Per questo bisogna agire non solo in termini idealistici, ma con strumenti concreti. Ecco, il Budget di salute è una metodologia di lavoro per gli operatori dei nostri servizi. Ed è anche uno strumento che va verso l'integrazione sociosanitaria, che vuol dire dare risposte ai bisogni sociali e sanitari delle persone.
Il Budget di salute è uno strumento genericamente previsto dal quadro normativo italiano. In Emilia-Romagna da tempo si lavora per dare ad esso concretezza, attraverso sperimentazioni finalizzate alla promozione dell'assistenza domiciliare dei soggetti fragili.
Ceroni – La nostra Regione nel 2015 ha prodotto le linee di indirizzo per la realizzazione del Budget di salute. Molto più recenti sono le linee nazionali legate, appunto, che si chiamano “linee programmatiche per la realizzazione del Budget di salute” che risalgono a luglio 2022, che sono state approvate in Conferenza unificata Stato-Regioni. Questo significa che hanno un grosso valore di orientamento, anche a livello nazionale.
Con la legge 180 è stata abolita la normativa del 1904, risalente ad una concezione della psichiatria lombrosiana per la quale il malato di mente era definito tale per caratteristiche fisiche, biologiche e genetiche con intrinseca pericolosità. Alla base del progetto Budget di salute, c'è l'inclusione del malato e la sua partecipazione alla comunità, quello che oggi si definisce “recovery”.
Ceroni – Cosa vuol dire recovery?Significa raggiungere il miglior grado di qualità della vita nonostante la presenza della malattia, un concetto proprio che apre alla speranza di ripresa dopo e durante la malattia. Dietro c'è un approccio che chiamiamo biopsicosociale. Cosa vuol dire? Prendiamo in considerazione tutti gli aspetti che influiscono sullo stato di benessere della persona, i cosiddetti determinanti che vanno dagli aspetti più clinici, della sfera diciamo biologica, medica, ma anche a quelli psicologici e a quelli di tipo sociale. Farlo significa spingere per l'inclusione della persona e la partecipazione alla comunità a cui sente e deve appartenere. Il principio base è esercitare il diritto a vivere e a curarsi a casa propria. Questo significa integrare anche le risorse.
Il Budget di salute quindi non è un servizio, e nemmeno un intervento che si aggiunge ad altri. Semmai è un cruscotto per attivare risorse e opportunità per realizzare il progetto di vita delle persone vulnerabili.
Ceroni – Ecco, la parola “budget” in questo allude alle risorse personali di abilità; può anche comprendere le risorse di tipo economico, perché ci sono persone che hanno la disponibilità e partecipano e lo mettono anche a disposizione degli altri. Esperienze molto positive degli ultimi anni sono esperienze di coabitazione, di convivenza, per cui una persona più fragile che ha però una possibilità, ecco, di avere una propria casa la mette a disposizione, ad esempio, di chi invece una casa non ce l'ha. I benefici sono, secondo noi, anche proiettati al futuro, perché ci immaginiamo che l'impegno a presidiare ogni ritorno, ecco, a tempi in cui le risposte erano di tipo istituzionalizzante, cioè vuol dire modello un po' “manicomio”, debba essere attivamente presidiato.
A volte si ha l'impressione che i pregiudizi crescano anziché calare, e che non ci siano più remore ad esprimere la volontà di tornare ai vecchi modelli.
Ceroni –Sentiamo anche attacchi pubblici alla legge 180. Noi vogliamo invece proseguire in questa strada di realizzazione e riattualizzarla. Dall'altra parte non dobbiamo neppure correre i rischi di tipo abbandonico. Significa che le persone non devono rimanere isolate, sole… è il grande timore. Ecco, per far questo occorre lavorare anche sulla comunità, perché i benefici non sono solo per il singolo, ma sono veramente per tutta la collettività. La salute mentale è un bene comune, occorre prendersene cura e nel farlo promuoviamo il benessere di tutti.
È sempre presente il timore che ci si fermi alle belle parole, lasciando soli pazienti e famiglie. Al di là dei casi di cronaca, ognuno di noi credo abbia esperienze indirette o dirette di persone fragili, che vivono un sostanziale isolamento, mitigato dalla famiglia nei casi più fortunati. Come si contrasta concretamente la solitudine dei malati?
Ceroni – Per farlo occorre anche creare, rafforzare i legami di comunità. Oggi si parla di rete globale del web. Quella su cui noi vogliamo lavorare è la rete di prossimità, quella che passa dal pianerottolo al condominio, al quartiere, alla città.
Il nostro dipartimento può considerarsi un'eccellenza in questo… diciamo che ha una posizione privilegiata perché da anni, da quando è stato avviato, coordina un tavolo regionale, che al momento è ancora un'eccellenza nazionale perché la nostra Regione per prima ha scelto la strada di istituire un gruppo di confronto regionale, un gruppo misto, perché ci siedono rappresentanti dei vari servizi della salute mentale e delle dipendenze, ma ci sono anche rappresentanti degli enti locali, dei comuni.
Dottoressa Ceroni, cos'è la sanità pubblica, secondo lei? Come la definirebbe?
Ceroni – La sanità pubblica è saper cucire un vestito su misura, con competenza, passione e creatività, per tutti quelli che ne hanno bisogno.
Specialmente Pubblici è un podcast prodotto da Regione Emilia-Romagna. Direzione artistica e voce narrante sono di Mimma Nocelli. Il progetto editoriale è di Homina Comunicazione. Postproduzione e sound design sono di Fonoprint.