Sanità pubblica | Lessico famigliare

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  • Un incidente sul lavoro, un tumore al seno, un trapianto di cuore: tre condizioni che milioni di persone si trovano ad affrontare a tutte le latitudini con le stesse emozioni – paura, coraggio e speranza – ma con un discrimine di fondo: il riconoscimento del diritto alla salute attraverso un sistema sanitario pubblico che garantisca le migliori cure a tutti, nessuno escluso. Ascoltiamo la storia di Martina, ricercatrice a Boston coinvolta un incidente di laboratorio, poi quella di Lucia e di Andrea, per ritrovarci infine in un pranzo di famiglia, dove Livia Azzariti, giornalista e anestesista, e il fratello Gaetano Azzariti, costituzionalista, ci coinvolgono in una conversazione appassionata che ci conduce alle origini del diritto alla salute nel nostro Paese.
  • È una lettera scritta nei giorni dell’alluvione della Romagna a portarci al cuore del concetto di universalismo. Intitolata “Essere dall’altra parte”, porta la firma di Monica Minardi, presidente di Medici senza frontiere Italia, che nel maggio del 2023 si trovava non in missione all’estero, ma a Cesena, nella casa di famiglia. Monica racconta con una limpidezza disarmante le emozioni e la gratitudine all’arrivo dell’elicottero dei soccorritori, che questa volta dovranno portare in salvo proprio lei. “Non oso pensare – scrive – come si senta chi non è sicuro che l’aiuto arriverà davvero”. Lasciamo poi la Romagna per ascoltare il racconto di un connazionale in Sud America per lavoro, il quale, accompagnando in ospedale un collega colpito da infarto, si rende conto che la sopravvivenza può dipendere da una carta di credito adeguatamente capiente. Poi la testimonianza di una donna sudamericana che vive a Bologna e la cronaca minuziosa di Eugenio, solo in casa con il cane quando inizia ad avvertire i primi sintomi di quello che i soccorritori identificano da subito come infarto. Infine, il racconto di un’infermiera aggredita da un paziente e il disagio di una professione sempre più esposta alle tensioni della contemporaneità. Perché curare tutti, nessuno escluso, significa anche questo.
  • Vent'anni fa un ictus lasciava ben poche speranze anche a chi arrivava rapidamente in pronto soccorso, dove spesso c'era un medico che non poteva far altro che allargare le braccia. Ogni invece ci sono le unità specialistiche, come le stroke unit, che fanno cose straordinarie in pochi minuti. Tuttavia, mentre la medicina fa passi da gigante e anche i costi aumentano, le risorse pubbliche sono sempre di meno. Ci immergiamo nella storia di Lisa, che nonostante l’ictus ha riavuto per intero la sua vita e non ha speso nulla. Quanto è costato il suo intervento alla collettività? Tanto. C'è da chiedersi, però, quanto valga tutto questo. Quanto vale la vita di Lisa, che è la nostra vita? Interventi essenziali e specialistici come quelli delle stroke unit non faranno mai chiudere un bilancio in pareggio, ma non possiamo certo farne a meno. Ecco perché fare il conto della spesa in sanità è sempre più difficile.
  • L’episodio si apre con la storia di un parto difficile, quello di Anna, e si snoda seguendo un’incredibile sequenza di complicanze che richiedono interventi specialistici, alte competenze e cure molto costose, grazie alle quali la sua vita e quella del bambino saranno salve. “Nessuno ci ha chiesto nulla in cambio – sottolinea Anna – Una coppia di amici che si è trasferita negli Stati Uniti si è vista presentare un conto di 30 mila dollari per un parto fisiologico. Non oso pensare cosa sarebbe accaduto a noi oltreoceano”. Oggi il figlio di Anna, studente di medicina nell’Ateneo bolognese, ha come docente lo stesso chirurgo che lo operò a sei mesi di vita. Nel frattempo negli Stati Uniti – il Paese che registra la più elevata spesa sanitaria nel mondo – la speranza di vita è ai minimi storici, nonostante la medicina continui a fare progressi straordinari.
  • La trilogia dedicata al denaro si chiude con una riflessione sulla spesa sanitaria, che spezza la narrazione corrente: “Il sistema sanitario nazionale non è in crisi, sta facendo esattamente quello che dovrebbe fare: cura le persone con efficacia e produce innovazione”. Sono le parole di un tecnico della spesa pubblica, Luca Baldino, direttore generale Cura della persona, salute e welfare della Regione Emilia-Romagna, il quale pone un quesito cruciale: "La crisi è della collettività, che deve scegliere: vogliamo spendere di più per la salute o vogliamo rinunciare ai livelli di assistenza sanitaria pubblica a cui siamo abituati?”. Se da un lato le risorse per la sanità continuano a calare, dall’altro i costi aumentano sempre più, perché la popolazione invecchia grazie ai progressi della medicina e perché i nuovi farmaci e i dispositivi avanzati, che sono più efficaci, sono anche più costosi. Perché tutti possano accedere alle nuove chance di cura che la tecnologia e l'evoluzione della scienza medica rendono disponibili, la collettività dovrebbe investire molto di più, ma questo non sta accadendo.
  • Un vagito e la voce spezzata di un paramedico ci trascinano in un vortice di emozioni, per farci comprendere il valore del tempo nelle economie brutali e salvifiche dei gesti degli operatori del 118. Voci che sentiamo ferme nei momenti di concitazione, ma piene di umanità nelle testimonianze, provano a restituirci il bioritmo di un lavoro che ha come orizzonte temporale di ogni decisione – in cui sono in gioco la vita o la morte – meno di 2 minuti. Donne e uomini che dietro una consolle, su un elicottero o accanto a noi ci rassicurano, guidano le nostre attese, indirizzano i mezzi di soccorso, pre-allertano il personale medico e le unità specialistiche. E ci salvano la vita.
  • Un’urgenza non è un’emergenza: comprendere la differenza può valere una vita. Ci sono urgenze non gravi che possono essere trattate in altre sedi, mentre tutte le emergenze devono passare attraverso il 118. Antonio Pastori, coordinatore della rete 118 dell’Emilia-Romagna, ci spiega perché. Addentrandoci nel racconto, seguiamo passo passo cosa succede in un Pronto Soccorso quando ci si prepara ad accogliere un paziente che ha bisogno di cure che non possono attendere. E vediamo, invece, cosa succede quando ci presentiamo autonomamente al triage evitando di chiamare l’ambulanza: in caso di infarto, ad esempio, riduciamo di 4 volte le nostre chance di sopravvivenza. È sempre il tempo a governare questo sistema così complesso, dove in gioco c’è la vita o la morte. Ognuno di noi può contribuire, rispettando il lavoro degli operatori e imparando a riconoscere l’emergenza.

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ultima modifica 2024-03-21T13:16:11+02:00
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