Episodio 1 - Alluvione del maggio 2023: la forza e il diritto di essere fragili
Dieci minuiti inediti, e molto personali, in cui de Pascale, ripercorre quei giorni di pioggia incessante, di allerte meteo sempre più gravi, di mobilitazione di istituzioni, Forze dell’ordine, Protezione civile, volontarie e volontari. E poi il dolore per le vittime, i danni causati da acqua e fango, insieme però all’orgoglio di essere parte di una comunità che ha imparato a nuotare nella tempesta, grazie alla forza e alla tenacia che la contraddistingue. Ribadendo l’importanza di non cancellare nulla: “Perché dopo due anni la ferita c’è, e gli Emiliani-Romagnoli sono stati straordinari ma hanno anche il diritto di essere fragili e di pretendere sicurezza”
Trascrizione
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Sono passati due anni, ma i ricordi di chiunque abbia vissuto il maggio del
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2023 rimangono indelebili e credo che lo saranno per tutta la vita.
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Giorni e notti di pioggia incessante, acqua che ha riempito fiumi, inzuppato e
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rotto montagne, invaso strade, case, cose, vite e persone. A due anni dalla
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drammatica ondata di maltempo che nel maggio del 2023 ha colpito l’Emilia-Romagna
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tante cose sono cambiate, ma una ferita resta.
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MDP è il podcast del presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele
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de Pascale. Questa puntata è dedicata al secondo anniversario di quelle
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alluvioni. A metà di maggio, una domenica, veniamo contattati con grande
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preoccupazione dal prefetto e dall'Agenzia regionale di protezione civile che ci
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dice che per i giorni seguenti c'è il rischio di un ulteriore evento molto più
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grave del precedente. In realtà fra il 3 di maggio e il 15 avevamo avuto diverse
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allerte rosse quindi c'era un po' il rischio di “al lupo, al lupo”, nel senso che ad ogni
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minimo evento meteo c'era grande preoccupazione ma capiamo quasi
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subito che questo evento sarebbe stato un evento molto preoccupante. Ricordo
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proprio che c'era quasi una ricerca del colore, l'allerta rossa era diventata
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viola, porpora, non si riusciva a trovare una definizione per dire quanto fosse
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pericoloso. Prima cosa che faccio, chiamo i direttori dei due giornali cartacei della
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mia provincia, era domenica sera, avevano già chiuso ovviamente i giornali, gli chiedo di
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riaprirli per segnalare il pericolo e parte in tutta la provincia
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una grande attività di allerta e di informazione. Con ogni probabilità se non ci fossero
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stati gli eventi dei primi di maggio il bilancio delle vittime e dei danni sarebbe
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stato ancora più elevato perché quella nostra allerta risultò molto credibile visto
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quello che era accaduto e l'evento è andato oltre ogni aspettativa.
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Volumi di pioggia nel bacino di 23 fiumi dell’Emilia-Romagna, ovviamente quasi tutta la
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Romagna fortemente colpita, 17 vite perse che non saranno mai indennizzabili o
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indennizzate per le loro famiglie e soprattutto questo è il lascito più grande
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di quegli eventi alluvionali a distanza di 2 anni, un senso di precarietà.
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La principale preoccupazione che da sempre segna la vita della pianura padana quando
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siamo alle elementari, studiamo geografia e tutti scopriamo che la nostra pianura si chiama
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tecnicamente ‘pianura alluvionale’. E questa definizione l'avevamo sempre forse
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relegata a quel periodo di studi e non invece al pericolo. Da allora i romagnoli, gli emiliano-romagnoli
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i bolognesi hanno paura. Hanno paura. Hanno paura per le loro case. Hanno paura ad ogni allerta meteo.
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hanno paura quando vedono una nuvola in cielo. Hanno paura quando magari le previsioni del tempo
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danno pioggia anche a decine di chilometri da casa loro. Esistono due tipi di paure.
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C'è una paura che ti annichilisce, che non ti consente di muoverti, che ti impedisce di vivere, che ti toglie
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il sonno, che distrugge la tua vita ben oltre qualsiasi danno, qualsiasi quantitativo
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d'acqua che ti entri in casa. Non ti consente di pianificare il futuro, non ti consente di
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vedere la speranza nel domani. E noi quella paura la dobbiamo aggredire e la dobbiamo
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combattere, dobbiamo abbattere questa paura, dobbiamo restituire alle nostre comunità
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serenità e capacità di guardare al futuro. Poi invece c'è una paura sana. C'è una paura
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che protegge, c'è una paura che è consapevolezza del rischio, c'è una paura che mobilita,
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c'è una paura che ti sprona a fare di più e di meglio di quanto hai fatto fin qui per mettere
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in sicurezza il suo territorio. Quando piove forte, lei ha paura?
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Eh, sì, sì, sì. Devo dire, io non mi sono allagato. Casa mia non si è allagata e quindi non vorrei
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mai paragonare il mio sentimento e la mia paura a quella di un cittadino o una cittadina che ha
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visto le sue cose andate distrutte. Vivere le cose sulla propria pelle è diverso che
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gestirle, soccorrere, aiutare e coordinare, però è chiaro, a ogni allerta, chiunque
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fosse lì non può non avere paura. Che cosa le ha insegnato ciò che successe
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come amministratore? Questa emergenza mi ha insegnato che il dovere della politica è
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saper prevedere, prevedere. E noi, lo dico con trasparenza, non avevamo previsto.
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O almeno io personalmente, rispetto a questo dramma mi sono interrogato tante volte, su cosa
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avrei potuto fare di più e di meglio prima che questi eventi si verificassero e secondo me
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chiunque non si faccia questa domanda non può essere parte della soluzione ma può essere
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solo parte del problema. E quindi il covid, l'alluvione, sono una chiamata
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al senso di realtà. Tutti ci sentiamo supereroi, tutti ci sentiamo potenti, siamo piccoli e abbiamo
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la necessità di prevedere anche le cose complesse, difficili che si possono
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verificare. Quindi vale per queste due grandi emergenze e queste due grandi sfide che ho
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vissuto da amministratore ma nella mia esperienza di vita amministrativa queste vicende
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mi hanno stimolato e spronato nella capacità di sapersi interrogare prima e potersi muovere
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prima che le cose si verifichino. Serve un cambio radicale delle priorità.
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Delle priorità di tutti, delle priorità del nostro Paese, delle priorità dell'Unione
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Europea e delle priorità della Regione Emilia-Romagna. Noi oggi siamo chiamati a mettere in
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sicurezza il nostro territorio. E quindi bacino per bacino, fiume per fiume, la Regione Emilia-Romagna
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in collaborazione col governo, col commissario, con gli enti locali, sarà chiamata nei prossimi
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anni a realizzare casse di espansione, opere, con nomi e cognomi. Abbiamo
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iniziato, abbiamo presentato pochi giorni fa quelle che realizzeremo sul fiume Lamone che è indiscutibilmente
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il fiume che ha colpito più volte e con più violenza in questi anni. Prima della città di
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Faenza, nella città di Faenza, dopo la città di Faenza, lungo l'asta del fiume, quattro
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grandi opere che proteggeranno tutto quel bacino. Ho citato questo ad esempio ma stessa cosa
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la realizzeremo e dovrà essere fatta su ogni corso fluviale del bacino del Reno e della Romagna
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e ovviamente va prestata altrettanta attenzione anche al bacino del Po che non è stato coinvolto
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negli ultimi anni, se non marginalmente, ma non ha fattori di rischio ovviamente diversi e minori.
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Quanto accade cosa ha insegnato invece a Michele de Pascale persona?
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Allora, da un lato la straordinaria capacità di resilienza di questa terra. E poi ovviamente però
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anche il diritto che non abbiamo rivendicato fino in fondo ad essere fragili.
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MDP è il podcast del presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele De Pascale. È realizzato
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dall'Agenzia di informazione e comunicazione della Giunta della Regione Emilia-Romagna.
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