Trascrizione

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Se questa storia fosse un romanzo, sarebbe uno di quei romanzi noir in cui non ci sono buoni o cattivi, ma solo vinti. Un romanzo in cui tanti hanno qualcosa da dimenticare e qualcosa per cui chiedere giustizia. Una vicenda che potremmo raccontare attraverso particolari del vivere quotidiano. Un fiore, per esempio, sul bancone di un bar deserto. Il primo particolare della nostra storia.

C'è un bar in via della Veza, nel centro storico di Reggio Emilia. Lo gestisce una signora di 66 anni. Si chiama Marianna Campani. Il bar invece si chiama Arte e Caffè. Perché Marianna ama l'arte e perché si trova di fianco al liceo artistico Gaetano Chierici. Il nome del sindaco pittore che alla fine dell'Ottocento si impegnò per ispirare nei giovani il sentimento del bello.

C'è poco di bello, però, nella nostra storia. È un racconto di solitudini e di vuoto. Anche il periodo è piuttosto scuro il 2020, l'anno del Covid, l'anno del lockdown.

[Marianna Campani]

Era un bar di altri tempi. Proprio io l'ho fatto. C'era un meccanico da biciclette, prima. L'ho fatto su di me. Le pareti tutte piene, 35.000 quadri, 30.000 pupazzi, fiori vari. Perché poi in qualsiasi occasione mi mandavano i fiori, e anche con la gente si parlava e si discuteva di tutto a livello amichevole. Ci si prendeva in giro. Ero riuscita a creare un gruppo di persone, soprattutto donne di una certa età e in qualsiasi occasione, Perciò un compleanno, si faceva una festa fuori. Poi si cantava, tutte portavano qualcosa per Natale. Insomma era diciamo una famiglia allargata.

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

E il 30 ottobre. L'Italia l'abbiamo detto è in lockdown, bar e ristoranti chiudono alle 18 con quattro persone al massimo sedute al tavolo. Le poche persone per strada girano con le mascherine, giù le serrande di palestre, piscine, teatri, cinema. Sono giorni bui, di silenzio. Marianna non rinuncia però a prendersi cura della sua famiglia allargata e il bar lo tiene aperto.

Sono circa le 14:00 quando un ragazzo sulla trentina entra dentro il locale. È l'unico cliente.

[sigla]

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Io sono Carlo Lucarelli e questo è "A fari spenti", il podcast della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione emiliano romagnola per le vittime di reato. Ci sono storie che conosciamo tutti, purtroppo, perché riempiono le pagine dei giornali e i telegiornali per diversi mesi. Sono vicende tristi che al di là del clamore mediatico, raccontano di persone che soffrono. Donne, uomini e bambini vittime o sopravvissute a reati gravi che accadono qui in Emilia-Romagna o che coinvolgono all'estero cittadine e cittadini emiliano romagnoli.

Questo podcast parla di loro, ma a partire dal giorno dopo la tragedia. Della loro forza, del coraggio e anche di coloro che le hanno aiutate da subito a ripartire, sono le donne e gli uomini che lavorano nella fondazione emiliano-romagnola vittime di reato, quelle che intervengono quando si spengono le luci della cronaca e, a fari spenti, le aiutano a rialzarsi e ripartire.

[Marianna Campani]

Era il 30 ottobre 2020, le 14:00 circa, entra un ragazzo, vuole l'incasso. Ero un drogato, ho cercato e trovato tutto quanto, dico no, se serve un panino, se vuoi una bottiglia d'acqua. Lui voleva l'incasso perchè doveva andarsi a drogare. Chiaramente io ho reagito d'istinto, non ho pensato a quello che mi poteva succedere. Non ho ragionato, ho detto "Io non mi alzo alle 5:00 per dare i soldi a te per andarti a comprare la droga".

Lui invece gli voleva. Voleva l'incasso, ha girato dietro al banco. Perciò mi ha intrappolato dentro al banco. Non avevo vie d'uscita. o. Lui ho provato ad aprire la cassa.Le casse adesso hanno dei codici, o si spaccano o uno sa il codice. Lui non ha avuto il tempo di romperla e dice "Io sono un tossico, io sono drogato, io ti pungo".

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Il secondo particolare della nostra storia è l'arma che il giovane usa per minacciare Marianna È una siringa.

[Marianna Campani]

È chiaro che adesso, col senno di poi, probabilmente, se avessi dato l'incasso mi costava meno di quello che è successo. Però in quelle situazioni non sempre si riesce a ragionare. Io ho reagito d'istinto.

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

La signora Campani in quel momento reagisce, prende una scopa, si difende, lo allontana, si accorge che la finestra del bar è aperta e allora urla, chiede aiuto, ma niente.

Il ragazzo si riavvicina, allunga il braccio con la siringa e la punge.

[Marianna Campani]

Comunque son riuscita a cacciarlo fuori. Lui mi ha punto due volte su una spalla, in un braccio, che era quello che era più vicino a lui, perché ero incastrata lì. Mi dico "io, dove scappo adesso?". Non aveva le vie di uscita, il banco. Lui m'ha punto e poi davanti alla porta si era fermato una coppia.

Lui quando si è reso conto che si era fermato qualcheduno è uscito e dice "ma io avevo chiesto solo un caffè". Ecco lì l'avrei bastonato, bastonato.

Mi sono chiusa dentro, ho chiamato il 112 che sono arrivate tre, quattro pattuglie subito, perché ero il mio bar era a 200 metri dalla questura, cioè sarebbero arrivati subito anche a piedi. L'han preso subito eh. L'han preso subito, non ha avuto neanche il tempo di togliersi il cappellino che aveva testa. Ho trovato la siringa sporca di sangue che non si è mai riusciti a capire se era il suo, se era il mio.

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Ci sono racconti in cui il sangue è l'elemento che sporca la scena. Se c'è sangue è facile che ci sia una morte. In altri casi, per esempio, quando viene donato, il sangue rappresenta la vita. Nella storia di Marianna il sangue non è né morte né vita, è veleno. Marianna è stata punita con una siringa. Bisogna correre in ospedale.

[Marianna Campani]

A parte la paura, che può essere la paura mentale, ma fisicamente non mi sentivo niente. M'han portato al pronto soccorso e lì han chiamato gli infettivi, perché il problema era che mi potesse anche avere diciamo, con la puntura, se lui aveva appena usato la siringa... e il medico degli infettivi mi ha fatto una terapia d'urto di 30 giorni io diciamo che abbiamo fatto una terapia d'urto forse ero già un po' stanca di mio, forse non lo so, questa terapia facevo fatica a prenderla perché erano dei pastiglioni grossi così.

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Marianna torna a casa con una prognosi di 30 giorni. Deve sottoporsi alla profilassi contro l'HIV. Ma non è finita perché il 13 dicembre riceve l'esito degli esami del sangue.

La signora Campani risulta positiva all'epatite C. Ed è qui che entra in scena il terzo oggetto della nostra storia: un tubicino di plastica. Perché Marianna il 20 gennaio viene ricoverata di nuovo. Stavolta dopo essere caduta dalle scale. Sta molto male.

[Marianna Campani]

Non urinavo. Non avevo forza, non avevo fegato, non avevo reni, non avevo massa muscolare. I polmoni erano completamente...

Non respiravo. I medici non sapevano neanche dove ricoverarmi perché dicevano "da che parte partiamo?" con mio figlio, "Il problema è che dobbiamo portarla a Bologna, perché son tanti sintomi tutti in una volta arrivati tutti assieme, che non sappiamo da che parte iniziare a curarla."

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

A dire il vero in ospedale sanno come curarla e la curano bene: dialisi, trasfusioni, terapia intensiva, tutto quello che serve per farla stare meglio. In quel preciso momento, dopo quell'aggressione così veloce e assurda, la salute di Marianna ècome sfilata via, è incrinata, compromessa. Non è più lei.

[Marianna Campani]

Ho fatto i primi 13 giorni che avevo un medico di fianco. Non mi hanno mai abbandonato. Per me sono stati veramente meravigliosi. Poi, pian piano, perché ho detto "la dialisi me la devo fare tutta la vita?", perché essendo tutto un urgenza me l'ha fatta dal collo, ecco lì ho sentito male.

Sono stata un mese ferma in un letto senza muovermi. Perché non avevo forza, non riuscivo neanche a prendere il telefono dal comodino, non riuscivo a bere, non riuscivo a mangiare. Mi alimentavano con le flebo, così.

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Quel tubicino di plastica si chiama tecnicamente "deflussore" e la vita di Marianna è appesa alla sua funzione che consente di alimentarla in quelle lunghe ore.

Con lei non ci sono più le clienti, non ci sono i figli. È sola con il suono di quei macchinari che la tengono viva, il pensiero fisso di come sia potuto succedere.

[Marianna Campani]

La mia grande delusione, quello che mi ha fatto molto male di tutto questo fatto, è che con la porta aperta e le finestre aperte, chiamavo aiuto e la gente passava e nessuno ha fatto il numero di emergenza.

Questo per me è stato una cosa che non riuscirò mai a dimenticare. Perché dico "hai paura, hai timore? Va bene, non entrare, perché non sai a cosa vai incontro. Però tutti quanti ormai abbiamo il cellulare, fai un numero di emergenza.

Io che ero una che non aveva paura di niente, se non d'un ragno, e adesso quando cammino per strada, se sento dei tacchi dietro di me, mi accosto al muro. Cerco di guardare. Mi è rimasto nella mia mente questo terrore. Non so più, non mi fido più. Perciò proprio cerco sempre di camminare. Di sera non esco più.

Io uscivo di sera, rientravo, soprattutto quando facevo il ristorante, alle due, le tre, da sola. Adesso d'inverno, che viene sera presto, quando arrivo a casa faccio con i fanali, cerco di illuminare il cortile. Che il cantiere sia chiuso. Cose che io non avrei mai pensato di arrivare a fare.

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Per i danni subiti il giudice del tribunale di Reggio Emilia riconosce Marianna 10.000 € di risarcimento. E' la vittima incolpevole di un'aggressione.

Ma quei soldi probabilmente non li vedrà mai. Dopo il fiore, la siringa, il deflussore, arriva un telefono che sta squillando.

[Marianna Campani]

Il sindaco di Scandiano era prima operatore allo "Stradello", che è una cooperativa sociale per disabili, doveva va mio figlio più piccolo. Perciò mi conosceva, mi conosceva già. Mi ha telefonato in bar e mi ha detto "Guarda che l'associazione per reati gravi ti ha preso in carico". Dopo mi è arrivata la lettera...e poi tutte le volte che mi incontra "come stai?". Dico "Se mi incontro per strada, male male non sto".

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

La Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reato, tramite l'intervento del sindaco di Scandiano, accoglie l'istanza e riconosce alla signora Marianna Campani un sostegno economico immediato. A raccontare il ruolo della Fondazione è la direttrice Elena Zaccherini.

[Elena Zaccherini]

In questi casi un aiuto immediato dalla Fondazione che in un certo qual modo, anche se è brutto da dire, si sostituisce però a quello che dovrebbe essere il diritto di essere risarciti, ma che concretamente e realisticamente non avverrà mai, allora sapere di poter contare su qualche migliaia di euro immediatamente che è il momento in cui ci serve perché per esempio come la signora Campani ho bisogno di cure mediche, non conto più su sui miei introiti perché ho dovuto chiudere il bar, perché non sto più bene. Allora in quel momento lì, un aiuto non condizionato è fondamentale e cambia il quotidiano, che è ciò di cui hanno bisogno queste persone per riconquistare anche le energie che servono, per provare a dirsi "ok e è successo questo però posso posso contare su qualcosa per rimettermi in piedi".

[Elena Zaccherini]

Quello che spesso ci dicono, è quanto poi le persone si sentono sole. E la Fondazione è una fondazione, però è chiaramente espressione di istituzioni che si sono messe insieme, che hanno deciso di fare qualcosa. Quindi sentirsi dire che le vittime si sentono abbandonate, corrisponde sicuramente a un sentimento di sconfitta, di ferita eccetera. Però forse anche nel concreto è vero che la Fondazione risponde a un bisogno che prima non era coperto. E la cosa bella che noi stiamo vedendo è che riceviamo lettere o e-mail dalle vittime che ci ringraziano quasi più della presenza che dell'importo che abbiamo potuto erogare. E l'espressione non mi sento più sola adesso non mi sento sola, viene proprio usata. Per cui per noi questo è secondo me il successo più importante della Fondazione che fa cambiare un sentimento anche verso la collettività.

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Sotto consiglio dei medici la signora Campani non può più lavorare e ha dovuto chiudere il suo amato bar. I soldi ricevuti dalla Fondazione le garantiscono una maggiore tranquillità economica per curarsi e superare le conseguenze dell'aggressione subita.

[Marianna Campani]

Faccio la pensionata, faccio quello che posso, ma la giornata è lunga. Io ho fatto 48 anni a contatto con la gente. Io sono una persona positiva, perciò sono una persona positiva.

Cerco di combattere. Però quando vedi che passano i mesi, che ti richiamano come se fosse la prima volta "lei devi stare attenta, e questo" uno, per quanto sia positivo, un po di positività, se ne va. Io scavalcavo le montagne, adesso cosa faccio in casa? Guarda un po' di televisione, leggi pure un libro. Vengo qui a fare un po' di giardino da mio figlio.

Le ore sono lunghe, la notte lunga. Ho patito tanto sonno. Adesso mi sveglio la mattina alle quattro. Io quando suonava la sveglia alle cinque avrei rotto la sveglia. Adesso che potrei stare a letto. Ma mi manca il contatto umano, mi manca la gente, mi manca anche le arrabbiature, però mi manca.

[Carmine Caputo]

Cosa si aspetta adesso dal futuro signora?

Quali sono le sue aspettative?

[Marianna Campani]

Dal futuro mi aspetto di vivere giorno per giorno. Programmi non ne ho fatti. Non ne faccio perché non lo so se qualcosa il futuro ancora mi riserva. Cerco di vivere meglio, di trascinarmi meno danni possibili. Io sono del segno del toro e non demordo mai.

[Carlo Lucarelli, voce narrante]

Marianna non ha più l'epatite, vive alla giornata, certo, però non si sente più sola. Grazie anche alla Fondazione ha riacquistato la voglia di condividere con gli altri la sua vicenda. Cura il giardino dove adesso cominciano a crescere nuovi fiori e ogni tanto trova le forze per dare una mano all'Associazione di volontariato che si prende cura di persone con disabilità come suo figlio. Agli altri particolari della storia cerca di non pensare più, perché questo non è un romanzo. Questa è la vita di Marianna Campari e come dice lei tutte le volte che incontra il sindaco, se siamo qui a raccontarla "male male non va".

"A fari spenti" è un podcast realizzato dall'Agenzia di informazione e comunicazione della Regione con la Fondazione emiliano-romagnola per le vittime di reato. Scritto da Carmine Caputo e Agata Matteucci. Montaggio e grafiche di Agata Matteucci, musiche di GodBlessComputers.