Patto per il Lavoro e per il Clima

Il Patto per il lavoro e per il clima

Predisposto a partire da quanto il territorio ha imparato da un’emergenza sanitaria, quella da Covid-2019, che ha stravolto ogni previsione, il Patto per il Lavoro e per il Clima stabilisce impegni e responsabilità volti ad affrontare sfide non più procrastinabili: la crisi demografica, la transizione digitale e il contrasto alle diseguaglianze e l’emergenza climatica.  Per farlo, con un orizzonte temporale che guarda al 2030, a partire da alcuni principi e scelte prioritarie, individua obiettivi strategici e processi trasversali che intercettano dinamiche decisive per l’intera società regionale.

Identità del nuovo patto: principi e scelte prioritarie

  • Realizzare un investimento senza precedenti sulle persone, a partire dai giovani e dalle
  • Accelerare la transizione ecologica, assegnandole un carattere di piena trasversalità e accompagnandola attraverso azioni volte a generare nuove imprese, nuovo lavoro e nuove competenze e aggiornare le professionalità.
  • Rimettere al centro il lavoro e il valore dell’impresa, dalle piccole alle più grandi, del pluralismo imprenditoriale e diffuso, della cooperazione e del lavoro sociale.
  • Orientare la rivoluzione digitale verso un nuovo umanesimo perché l’evoluzione della tecnologia sia un diritto, un bene al servizio dei bisogni delle persone, della coesione, della competitività e dello sviluppo sostenibile
  • Promuovere innovazione sociale quale imprescindibile strumento di sviluppo e di democrazia.
  • Assegnare centralità al welfare come strumento di equità sociale e di contrasto alle diseguaglianze.
  • Garantire un nuovo protagonismo alle città, agli atenei e ai territori.
  • Rilanciare gli investimenti pubblici e privati, cogliendo tutte le opportunità offerte da politiche e programmi dell’UE e privilegiando interventi che garantiscano occupazione diretta e indiretta.
  • Intraprendere un processo di semplificazione per ridurre la burocrazia e innovare la PA: non una deregolamentazione, ma un innalzamento del livello della legalità, dei diritti e della giustizia sociale.

Obiettivi strategici

Gli obiettivi strategici sono quattro:

  • Emilia-Romagna, regione della conoscenza e dei saperi - Investire in educazione, istruzione, formazione, ricerca e cultura: per non subire il cambiamento ma determinarlo; per generare lavoro di qualità e contrastare la precarietà e le disuguaglianze; per innovare la manifattura e i servizi; per accelerare la transizione ecologica e digitale
  • Emilia-Romagna, regione della transizione ecologica  - Accelerare la transizione ecologica, avviando il Percorso regionale per raggiungere la neutralità carbonica prima del 2050 e passando al 100% di energie pulite e rinnovabili entro il 2035; coniugare produttività, equità e sostenibilità, generando nuovo lavoro di qualità
  • Emilia-Romagna, regione dei diritti e dei doveri - Contrastare le diseguaglianze territoriali, economiche, sociali, e di genere e generazionali che indeboliscono la coesione e impediscono lo sviluppo equo e sostenibile
  • Emilia-Romagna, regione del lavoro, delle imprese e delle opportunità - Progettare una regione europea, giovane e aperta che investe in qualità e innovazione, bellezza e sostenibilità: per attrarre imprese e talenti, sostenendo le vocazioni territoriali e aggiungendo nuovo valore alla manifattura e ai servizi.

Processi trasversali

Quattro sono anche i processi trasversali:

  • Trasformazione digitale  - Realizzare un grande investimento nella trasformazione digitale dell’economia e della società a partire dalle tre componenti imprescindibili: infrastrutturazione, diritto di accesso e competenze delle persone
  • Semplificazione - Rafforzare e qualificare la Pubblica amministrazione e ridurre la burocrazia per aumentare competitività e tutelare ambiente e lavoro nella legalità
  • Legalità - Promuovere la legalità, valore identitario della nostra società e garanzia di qualità sociale ed ambientale
  • Partecipazione - Un nuovo protagonismo delle comunità e delle città, motori di innovazione e sviluppo, nella concreta gestione delle strategie del Patto.

Il Patto per il lavoro e per il Clima è conferma e “rilancio” del metodo avviato nel 2015 con la firma del Patto per il Lavoro, che in cinque anni ha permesso all’Emilia-Romagna di recuperare terreno rispetto alla lunga crisi apertasi nel 2008, posizionandola come PIL pro capite, valore aggiunto, tasso di disoccupazione ed export tra le regio-ni italiane ed europee più performanti.

Il nuovo Patto, rispetto al precedente, contiene almeno due elementi di novità. È focalizzato anche sul clima, che non significa solo ampliare il perimetro degli obiettivi e delle responsabilità condivise, ma tenere insieme lo sviluppo del territorio, a partire dalla qualità del lavoro, e la transizione ecologica. Superare il potenziale conflitto tra sviluppo e ambiente generando nuovo lavoro che scaturisca proprio dalla transizione ecologica è, infatti, la grande sfida del nostro tempo. La seconda novità è quella di aver condiviso un progetto che guarda al 2030.  Scelta indispensabile per affrontare sfide complesse, impostare lo sviluppo del territorio su nuove basi e allineare il percorso a quello dalla Strategia regionale Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile.

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ultima modifica 2024-03-08T10:39:13+02:00
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