Relazioni internazionali

Dal carcere alla comunità: l’Emilia-Romagna incontra la Catalogna per trasferire le ‘buone pratiche’ regionali

A Bologna il colloquio tra l’assessore al Welfare, Igor Taruffi, e la ministra di Giustizia, Gemma Ubasart i González

Al centro della visita le politiche sociali, la situazione penitenziaria e le politiche di reinserimento sociale che si stanno realizzando in Emilia-Romagna. Presenti anche la presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti, il presidente della Commissione per la Parità e per i Diritti delle persone Federico Amico e Andrea Orlando, capo di Gabinetto della Giunta

Esperienze di transizione dal carcere alla comunità, co-governance penitenziaria tra enti, società civile e pubbliche amministrazioni, politiche sociali e sanitarie nelle carceri, progetti e azioni realizzate in questi ambiti.

Sono i temi al centro dell'incontro di oggi in Regione, a Bologna, tra l’assessore regionale al Welfare, Igor Taruffi, la presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti, e la ministra di Giustizia, dei Diritti e della Memoria del governo catalano, Gemma Ubasart i González,  che - come professoressa associata nell’area di Scienze politiche dell’Università di Girona - ha sviluppato ricerche su regimi di welfare, politiche sociali, conflitti, sistema penale e diritti umani.

Alla riunione hanno partecipato, insieme ai tecnici, il capo di Gabinetto della Giunta Andrea Orlando, il presidente della Commissione per la Parità e per i Diritti delle persone dell’Assemblea legislativa regionale Federico Amico, il delegato dell'ufficio del Garante dei detenuti Regione Emilia-Romagna Jonathan Ferramola, e una delegazione catalana composta da Amand Calderó i Montfort, segretario delle Misure Penali, della Reintegrazione e del Sostegno alle vittime, Carles Ferreira Torres, capo di Gabinetto, Josep Maria Torrent Santamaria, consigliere del Gabinetto. Alla delegazione catalana sono state illustrate le azioni e i progetti messi in campo dalla Regione in particolare sul reinserimento delle persone detenute (v. allegato).

 

I rapporti tra l’Emilia-Romagna e la Catalogna

Lunga e storica la collaborazione tra Regione Emilia-Romagna e Generalitat della Catalogna. Solo poche settimane fa, l’11 e 12 ottobre, l’incontro in Regione tra il presidente Stefano Bonaccini e il presidente della Generalitat de Catalunya, Pere Aragonès i Garcia, a Bologna, con le rispettive delegazioni, sulle sfide della sostenibilità e della transizione digitale e un focus su attrattività dei talenti, cambiamenti climatici e politiche sanitarie.

Le due Regioni lavorano, inoltre, da anni su azioni concrete finanziate dal Programma EUROMED - Dialogue for Innovation (D4I), progetto di governance sull’innovazione sostenibile nell’area mediterranea che può contare su un budget di 4 milioni di euro. La collaborazione della Regione con la Generalitat della Catalogna risale agli anni 2013-2014, quando l’Emilia-Romagna aveva siglato alcuni accordi sull’ortofrutta e l’economia solidale per un welfare innovativo e sulle politiche sociali. Infine, l’8 luglio 2022 è stata sottoscritta un’Intesa di collaborazione con l’obiettivo di potenziare le già proficue relazioni, estendendo i temi su cui rafforzare le attività di cooperazione. In particolare, l’Accordo siglato dai presidenti Bonaccini e Aragonès i Garcia rafforza tutte le collaborazioni in essere e prevede una sinergia in numerosi campi, col tratto comune del ricorso a digitale e nuove tecnologie. Tra questi, azioni congiunte per l'utilizzo di Big Data e intelligenza artificiale; promozione di iniziative nel campo della formazione avanzata di funzionari pubblici, Università e ricerca scientifica; collaborazione tra i rispettivi Atenei; avvio di progetti comuni nel campo dell’economia blu, dei cambiamenti climatici e dell'attuazione degli obiettivi dell'Agenda 2030 con specifico riferimento ai programmi di cooperazione territoriale nell’area mediterranea; collaborazione nel settore sanitario.

 

Reinserimento sociale, cosa fa le Regione Emilia-Romagna

l 31 marzo 2023 le persone ristrette nei 10 istituti della regione erano 3.423 (dati ministero di Giustizia), di cui 156 donne e 1.659 stranieri (pari al 48,5%); ad esse si aggiungono le quasi 2.000 persone in esecuzione penale esterna (dati Uiepe ER, primo bimestre 2023), di cui 731 con misure già in corso e 1.178 in attesa di completamento dell’iter per l’assegnazione di una misura alternativa. Pur non avendo una competenza diretta in materia, fatta eccezione per la tutela della salute in ambito penitenziario, la Regione Emilia-Romagna sostiene da anni l’attività di reinserimento sociale delle persone detenute. 

Nel 2008 è stata adottata una legge regionale 3 del 19 febbraio, “Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli Istituti penitenziari della Regione Emilia-Romagna”, anche se la collaborazione con le articolazioni territoriali del ministero della Giustizia era in corso già da diversi anni. Il primo protocollo di collaborazione con il ministero per il coordinamento degli interventi a favore di adulti e minori sottoposti a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, infatti, risale al 1998. Nel 2014 ne è stato sottoscritto un secondo, che in questi anni ha rappresentato lo strumento operativo per la programmazione degli interventi, destinati a migliorare le condizioni di vita dei detenuti all'interno degli Istituti del territorio; sostenere il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti; promuovere l’accesso alle misure alternative alla detenzione concorrendo così al contrasto del sovraffollamento. Nel 2022, in attuazione di accordi a livello nazionale, è stata attivata una Cabina di regia regionale che riunisce tutti i soggetti interessati, e a breve sarà approvato un Piano d’Azione regionale quale strumento di indirizzo e programmazione, su base triennale, degli interventi finalizzati all’integrazione socio-lavorativa delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità giudiziaria limitativi o privativi della libertà personale. 

Da poco è stato avviato, inoltre, un progetto triennale, denominato Territori per il reinserimento Emilia-Romagna, del valore di 6.150.000 euro, finanziato da Cassa delle Ammende con 4 milioni e 200mila euro e per i restanti dalla Regione. Tra gli interventi previsti dal progetto: percorsi di inclusione sociale, abitativa e inserimento lavorativo per le persone in esecuzione penale esterna; interventi all'interno degli istituti penitenziari; sviluppo di servizi pubblici per il sostegno alla giustizia riparativa e mediazione penale; progetti sperimentali per sostenere l’inserimento sociale. I partner del progetto sono Prap, UIEPE e CGM, ANCI Emilia-Romagna e le Amministrazioni Comunali sede di Istituti Penitenziari in qualità di attuatori delle azioni territoriali.

Infine, grazie ad un finanziamento del ministero della Giustizia, circa 365.000 euro per il triennio 2021-2023, la Regione ha avviato un progetto sperimentale volto a prevenire o evitare il più possibile la permanenza di minori al seguito dei genitori detenuti all’interno degli istituti penitenziari regionali. Il progetto è attuato dal Comune di Bologna, in collaborazione con le articolazioni territoriali del ministero della Giustizia e con le Autorità giudiziarie competenti, con cui la Regione ha sottoscritto un protocollo operativo per coordinare i molteplici soggetti istituzionali coinvolti e rendere tempestivi i percorsi di accoglienza.

 

Salute mentale in carcere

Nel 2008 una importante riforma ha previsto il passaggio delle competenze in materia sanitaria dal ministero della Giustizia al ministero della Salute, per cui la gestione della Salute nelle carceri è affidata al Servizio sanitario regionale. A livello nazionale la riforma ha avuto diverse modalità e tempistiche di realizzazione, per questo il panorama delle offerte terapeutiche nelle diverse regioni non è omogeneo. Ad esempio, la cartella clinica informatizzata, che gestisce la storia clinica e gli interventi, oggi è pienamente utilizzata in Emilia-Romagna e Toscana, con conseguente difficoltà nella gestione dei dati sugli utenti a seguito dei numerosi trasferimenti. Dopo la chiusura dell’Ospedale psichiatrico giudiziario (OPG) di Reggio Emilia, sono state aperte, come previsto dalla legge 81/2014, due Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza (entrambe a Reggio Emilia) rivolte a persone con patologie psichiatriche, autori di reato prosciolti per incapacità d’intendere e volere. 

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ultima modifica 2023-11-15T13:57:18+02:00
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