Ci sono storie scolpite nella pietra e altre scritte dall’acqua. Il primo appuntamento di Cristina e Andrea è stato tra gli scaffali di un magazzino da ripulire dal fango, alla periferia di Forlì: “Si è innamorato di me anche quando ero sporchissima”.

La prima volta che hanno mangiato insieme erano seduti su delle scale di cemento tra un deposito di pezzi di ricambio per moto e uno di vecchi videogiochi cabinati, con il pranzo preparato da una azdora che aveva adottato loro e tutti gli altri volontari della zona. E c’è qualcosa di più romagnolo dell’impasto Motor Valley, sale giochi della Riviera e pasta fresca al mattarello?

Il loro primo viaggio a due è stata una missione umanitaria in Uganda con l’associazione Mama Yovò, la stessa con cui Cristina era arrivata in Romagna: lì Benisha, la bambina di sei anni che Cristina sostiene a distanza, ha scelto Andrea ancor prima di vederlo in faccia, chiamandolo papà mentre cercava la sua attenzione toccandogli la schiena. Qualcuno potrebbe dire che non c’entra molto l’acqua con un paese dove centinaia di persone muoiono ogni anno di siccità, ma basta chiedere a questi due ragazzi cosa li spinge a dedicare la loro vita agli altri: “Quello che facciamo è solo una goccia in mezzo all’Oceano, ma se non lo facessimo l’Oceano avrebbe una goccia in meno”, ti rispondono citando Madre Teresa di Calcutta. Ed è sempre una questione di mare.

Di certo, nella loro vita tutto scorre: “Ricominciare da zero è stimolante, è bellissimo. Adesso tutte le persone che ci circondano sono legate all’alluvione: non ci sono i miei amici o i suoi amici, c’è la nostra nuova vita da costruire in una città da ricostruire”.

Galeotta fu la pioggia: perché Cristina e Andrea la Romagna l’hanno scelta per colpa dell’acqua, loro due che sono nati lontani dal mare. Lei viveva a Biella, in Piemonte, lui arriva da Padova ma da Vigile del fuoco era di stanza a Pordenone, in Friuli-Venezia Giulia: si sono trovati in viale Bologna a Forlì in un giorno di festa in cui però c’era però poco da festeggiare. Chiamale coincidenze, ma erano entrambi volontari di risacca, richiamati in Romagna da una corrente che era impossibile navigarci contro: Andrea aveva servito in divisa nei primissimi giorni dell’emergenza, e quel 2 giugno era l’inizio delle ferie che aveva però deciso di trascorre aiutando; anche Cristina era arrivata in città subito per poi andarsene e di nuovo tornare, perché “mi sentivo in colpa, la mia testa era qua”.

Non lo sapevano ancora, ma a quella Festa della Repubblica del 2023 nasceva “la nostra nuova vita legata al fango”, una scelta che poi è diventata ufficiale. Dove? Andrea ha scelto lo stadio di Cesena, i musicisti di Rockin’1000 e il grande concerto collettivo dedicato alla Romagna alluvionata per chiedere a Cristina di spedire insieme la richiesta di mobilità a Forlì.

Era il 29 luglio, non erano passati nemmeno due mesi da quando un pompiere fuori servizio aveva chiesto chi fosse disposto ad arrampicarsi sui ripiani per dargli una mano a liberare gli oggetti ricoperti di fango.

A distrarsi un momento, quando i due ragazzi ti parlano della Romagna, potrebbe quasi venire il dubbio su chi abbia aiutato chi: raccontano stupiti della signora che per tutto luglio, mentre era a fare la stagione al mare, ha lasciato casa a Cristina, “solo perché io e Andrea le abbiamo aperto e ripulito il garage”. I loro primi due mesi a Forlì li hanno trascorsi “a casa di una volontaria che avevamo conosciuto spalando” e, alla fine, tra i tanti “legami molto forti” che nascono con la vanga in mano, i pranzi con gli amici sono diventati praticamente un giro d’Italia: “Ci ritroviamo a casa nostra in venti da ogni dove”. Da Varese a Modena, da Trento all’Isola d’Elba.

Ma nessuna lettura al miele di quanto accaduto. L’alluvione li avrà anche fatti incontrare, ma è stata e resta una tragedia: “Ogni volta che arrivavamo dalle persone e iniziavamo a ripulire tutti erano senza parole, arrabbiati, non vedevano la luce, e anche per noi volontari non era semplice. I sorrisi erano pochi. Abbiamo sempre in mente il signor Gianfranco, il proprietario del magazzino dove ci siamo conosciuti: solo quando ha visto il garage svuotarsi e il disordine sparire ha incominciato a cantare e versare vino”. Ripartire e ascoltare le persone: “I volontari assorbivano le criticità e le metabolizzavano. In quei momenti anche chi aiutava aveva bisogno di un minimo di supporto, qualcuno che dicesse ‘fermati un attimo, guarda che devi staccare’”.

La filosofia di Cristina e Andrea forse è anche la morale di questa storia, se ne può esistere una: “Come l’acqua è arrivata, l’acqua è anche andata via”. E in effetti “adesso la città è rinata, tutte le persone che abbiamo aiutato le rivediamo col sorriso”.

A novembre i ragazzi dovevano andare a vedere una casa a Fratta Terme, pochi chilometri da Forlì verso l’Appennino. Era sabato mattina e lungo la strada provinciale si sono imbattuti in un grave incidente, con due ciclisti investiti da un’auto: Cristina e Andrea sono stati tra i primi a soccorrerli, a bordo strada con un seghetto per liberare le due vittime dal canneto in cui erano impigliati. Si sono guardati, di nuovo sporchi di fango: “Siamo segnati”.

Perché, se anche l’acqua passa, qualcosa comunque resta. Nel bene e nel mare.