Fondi europei. L’Europa promuove l’Emilia-Romagna: già impegnati 2,2 miliardi di euro per sociale, formazione e lavoro, imprese, agricoltura. Percentuali di utilizzo delle risorse fino al 99%. Il presidente Bonaccini: “Così in Emilia-Romagna si garantiscono competitività e coesione territoriale. Ora obiettivo buona occupazione, riduzione di precariato e marginalità, ambiente e sostenibilità, partendo dalla nostra capacità di fare rete”

In questi giorni la Commissione europea in Regione per le riunioni dei Comitati di sorveglianza chiamati a verificare lo stato di attuazione dei programmi: certificati l’impegno per il Por Fesr di 480 milioni di euro (99,6% della dotazione disponibile), più di 662 milioni per il Por Fse (84,3%), con quasi 430mila persone inserite in percorsi formativi, e 1,1 miliardi per il Piano di sviluppo rurale (93%)

22/06/2019 10:04

Bologna – E’ una conferma, e non è la prima. In Emilia-Romagna i Fondi europei vengono usati al massimo delle loro potenzialità. Ed è così che si generano investimenti e nuova occupazione.

A certificarlo è la Commissione europea, i cui emissari in questi ultimi tre giorni sono stati presenti in Regione alle riunioni dei Comitati di sorveglianza, chiamati periodicamente a verificare lo stato di avanzamento dell’utilizzo delle risorse e delle singole linee d’azione previste all’interno dei Programmi operativi regionali (Por): il Fondo europeo di sviluppo regionale (Por Fesr), il Fondo sociale europeo (Por Fse) e il Piano di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020.

Si tratta di stanziamenti in gran parte destinati a una crescita inclusiva del sistema regionale con azioni sempre più integrate fra loro, prima fra tutte l’occupazione.

I Comitati di sorveglianza, presenti gli assessori competenti per materia – Patrizio Bianchi (Coordinamento delle politiche europee, scuola, università, formazione e lavoro), Palma Costi (Attività produttive), Simona Caselli (Agricoltura) -, hanno sancito come per il Por Fesr siano già stati impegnati 480 milioni di euro; più di 662 milioni per il Por Fse, con quasi 430mila persone inserite in percorsi formativi (il 50% donne);e 1,1 miliardi per il Psr. Con percentuali molto alte: nel primo caso si tratta del 99,6% della dotazione disponibile, nel secondo dell’84,3% e nel terzo, i fondi destinati all’agricoltura, del 93% delle risorse, con contributi già concessi per 903 milioni (73%).

La Regione Emilia-Romagna, quindi, ancora una volta rispetta e supera gli obiettivi di spesa fissati dall’Unione europea, confermando ottime performance nell’impiego delle risorse strutturali, utilizzate per sostenere la crescita del sistema regionale con azioni integrate in grado di generare appunto investimenti e nuova occupazione.

 

“Al di là dell’aspetto tecnico- sottolinea il presidente Stefano Bonaccini- sono dati che confermano il nostro impegno a garantire la competitività dell’Emilia-Romagna e la coesione del nostro territorio. E lo facciamo non a parole, ma mettendo a disposizione del sistema produttivo e socioeconomico queste importanti risorse europee. Nel centrare gli obiettivi fissati dall’Unione europea, la Regione Emilia-Romagna dimostra poi ancora una volta la propria capacità di programmazione e di fare sistema, oltre allo straordinario lavoro delle strutture interne e dei collaboratori e dipendenti regionali, che ringrazio per la loro professionalità”.

Secondo il presidente della Regione, “troppe volte l’Europa viene vista come un ostacolo, quando, viceversa, attraverso efficienza e competenza possiamo utilizzare le leve reali di crescita e sviluppo che l’Europa rende disponibili estendendo diritti e buona occupazione. Possiamo quindi guardare avanti cercando di ridurre precariato e marginalità, impegnandoci per l’ambiente e la sostenibilità, a partire da quanto fatto in questi anni. Ecco perché abbiamo costruito un ecosistema diffuso dell’innovazione, in cui imprese, centri di ricerca, università, startup lavorano insieme per lo sviluppo di nuove soluzioni e competenze di alto valore tecnologico, arrivando a essere la Data Valley europea. E questo vuol dire anche nuovo lavoro e occupazione qualificata. E la capacità di fare rete- chiude Bonaccini- è ciò che stiamo portando nel dibattito europeo sul futuro della politica di coesione, con il no a ipotesi di taglio dei fondi europei, a cui stiamo contribuendo da protagonisti”./BM

In allegato, le schede sui singoli programmi

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