Anziani. Maltrattamenti casa famiglia di Rimini, Venturi: “Gravissimo e intollerabile quello che succedeva ai danni di persone fragili e indifese, che avrebbero, più di ogni altro, diritto ad essere accudite con la massima dignità e rispetto”

L’assessore regionale alle Politiche per la Salute sull’indagine condotta dai Carabinieri nella struttura ‘Villa Franca’: “Episodi vergognosi, che rischiano di infangare l’intero sistema”. In luglio scorso definite assieme ad Anci, Associazioni di familiari e volontari, Organizzazioni sindacali, Comuni e Aziende sanitarie le Linee guida sulle Case famiglie. Nel 2019 ulteriore stretta sui controlli senza preavviso e fuori dall’orario di apertura

07/12/2018 15:33

Bologna - “Un fatto vergognoso, gravissimo, orribile, che non può essere tollerato. Ringraziamo quindi la Procura e l’Arma dei Carabinieri di averlo portato alla luce”. Così l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Sergio Venturi, definisce quanto emerso dall’indagine condotta sulla casa famiglia ‘Villa Franca’ di Rimini.

L’Azienda Usl della Romagna, che sta collaborando con le Forze dell’ordine e la Magistratura fin dall’avvio delle indagini e continuerà a farlo anche nelle prossime settimane, si è immediatamente attivata per verificare le condizioni degli ospiti, per fornire loro la necessaria assistenza e per individuare una nuova collocazione.

“Persone anziane, fragili e indifese, che più di ogni altro avrebbero diritto di essere accudite con la massima dignità e rispetto e che, invece, vengono maltrattate: tutto ciò è inaccettabile per le vittime di questi abusi, i loro familiari, i tanti operatori che svolgono con dedizione il proprio lavoro, ma anche per l’intero sistema di assistenza della nostra regione. Un sistema che funziona, e che invece rischia ingiustamente di essere infangato da episodi così gravi. Proprio per questo- ricorda l’assessore- per supportare i Comuni e le Aziende sanitarie nelle loro attività di controllo e per stabilire requisiti di qualità e sicurezza delle strutture omogenei su tutto il territorio, abbiamo definito assieme ad Anci, sindacati, Associazioni dei pazienti e familiari specifiche Linee guida regionali per i regolamenti locali delle Case famiglia. Ma è evidente- aggiunge l’assessore- che occorre soprattutto intervenire sulla legislazione nazionale, che attualmente consente alle piccole strutture di aprire l’attività senza autorizzazione, ma con una semplice dichiarazione al Comune di inizio attività”.

Entro l’anno sarà completata la verifica di tutte le Case famiglie presenti nel territorio regionale, “ma evidentemente- spiega Venturi- non basta. Per questo nel 2019 intensificheremo ulteriormente i controlli anche attraverso visite fatte senza preavviso e fuori dagli orari di apertura al pubblico. Chiedo ai famigliari degli ospiti che ci aiutino a prevenire queste situazioni, segnalando agli Enti locali, alle Aziende sanitarie e alle Forze dell’ordine ogni minimo sospetto e situazione che desti l’idea di un maltrattamento: il contributo delle famiglie è fondamentale”.  

Le Linee guida regionali

Gli “Indirizzi regionali per i regolamenti locali sulle Case famiglia” sono stati definiti lo scorso luglio da Regione e Anci Emilia-Romagna con la collaborazione e la condivisione di Organizzazioni sindacali - con le quali è stato sottoscritto uno specifico Accordo - Associazioni di pazienti e famigliari, esperti dei Comuni e delle Aziende Usl, Comitati Consultivi Misti. L’obiettivo è quello di supportare Comuni e Aziende sanitarie attraverso la definizione di regole omogenee e chiare per tutti. Sulla base di queste Linee guida i Comuni possono decidere di emanare, nel proprio territorio di competenza, specifici regolamenti a cui i gestori delle Case famiglia dovranno attenersi. Si tratta di strutture di tipo familiare, appunto, con funzioni di accoglienza e bassa intensità assistenziale, che possono ospitare fino a un massimo di 6 persone, in condizioni di autosufficienza o di lieve non autosufficienza, non soggette all’autorizzazione al funzionamento, rispetto alle quali è in capo a Comuni e Aziende sanitarie l’attività di vigilanza. Le Linee guida regionali mettono nero su bianco Requisiti minimi di qualità, omogenei per tutto il territorio regionale, che devono essere rispettati per l’avvio e l’esercizio dell’attività, dalle caratteristiche strutturali a quelle organizzative e di funzionamento. Stabiliscono inoltre un’attività strutturata di vigilanza e controllo, senza preavviso né limiti di orario, per verificare il possesso e il mantenimento degli standard richiesti, ma anche per prevenire episodi di abusi e maltrattamenti. Infine, la creazione di specifici elenchi comunali con le strutture d’eccellenza (“Case famiglia di qualità”) che, su base volontaria, dimostreranno di possedere elementi aggiuntivi migliorativi per la qualità della vita e l’assistenza degli ospiti. /EC

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