Il potenziamento dei Servizi Fitosanitari
Nell’ormai lontano 2009 la Commissione Europea diede avvio ad una procedura d’infrazione per le carenze del Servizio Fitosanitario dello Stato italiano e per la mancata tempestività nella gestione di alcune emergenze fitosanitarie. Nel corso della Conferenza Stato-Regioni del 29 aprile 2010 venne stipulata un’intesa sul potenziamento del Servizio Fitosanitario nazionale. Tra le misure era previsto anche un incremento di personale che doveva passare dalle 648 unità alle 1.003 necessarie per rispondere alle competenze assegnate. Purtroppo tale incremento non c’è stato a causa dei blocchi nelle assunzioni reiterati nel corso degli anni. Anzi, nel corso della rilevazione fatta a giugno 2020 il numero degli addetti era diminuito a 451.
Nel frattempo il nuovo regime fitosanitario europeo, in applicazione dal dicembre 2019, prevede un considerevole incremento degli adempimenti e una maggiore responsabilità a carico dei Servizi Fitosanitari regionali. La causa è il ricorrente ritrovamento di organismi nocivi provenienti da territori stranieri, la cui diffusione ha determinato impatti fortemente negativi a livello economico, sociale e ambientale. Solo per citare le emergenze fitosanitarie più devastanti, ricordiamo la Xylella (Nord Africa) che ha colpito gli ulivi della Puglia e non accenna a fermarsi, la Popilia Japonica (originaria del Giappone) che sta flagellando ogni sorta di specie vegetale soprattutto in Piemonte e Lombardia, il moscerino dagli occhi rossi originario dell’area indiana che attacca la frutta, in particolare le fragole e i frutti di bosco, il Cynipide del castagno che ha devastato i castagneti italiani, poi ancora il Virus rugoso dei pomodori e, per finire, il punteruolo rosso che ha drasticamente ridotto il numero di palme che adornavano giardini e città italiane.
L’incremento dei controlli alle importazioni è necessario per ridurre il rischio di introduzione di ulteriori nuovi organismi nocivi e l’UE ne ha preso atto dando misure cautelative ben precise che prevedono minuziosi controlli per movimentare le produzioni scortate da passaporto delle piante. Inoltre, l’imminente entrata in vigore della Brexit aumenterà considerevolmente il lavoro dei Servizi Fitosanitari, dal momento che il Regno Unito è un forte importatore di piante e prodotti vegetali italiani. Dal giorno di uscita definitiva dall’UE della Gran Bretagna, tutti questi prodotti necessiteranno del certificato sanitario emesso dai Servizi Fitosanitari regionali che, allo stato attuale, non sono assolutamente in grado di sostenere una tale nuova mole di lavoro. Vanno, quindi, rinforzati, con provvedimenti emergenziali.
Nella Conferenza Stato-Regioni del 17 dicembre scorso è stata raggiunta l’intesa tra Ministero delle Politiche Agricole e Regioni per far sì che le spese per le assunzioni in questo settore nei prossimi tre anni non siano computabili nelle soglie esistenti per le assunzioni nel pubblico impiego.