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Dal tempo della cura a quello del rilancio

Rapporto Federculture sullo stato del settore cultura in tempo di pandemia
Presentato in un evento online il 3 novembre il 6° Rapporto Annuale FedercultureQuest'anno l'analisi della Federazione delle Aziende e degli Enti di gestione di cultura, turismo, sport e tempo libero analizza lo stato del settore della cultura nel difficile momento che stiamo attraversando a causa della pandemia. Il rapporto, però, parte dall'analisi della situazione precedente alla pandemia, in particolare dei venti anni precedenti (2000-2019) per capire quali fossero le dinamiche in atto prima che il Coronavirus destabilizzasse l’intero sistema e da dove ripartire quando la crisi sarà superata. 

Il settore prima della pandemia

L'analisi dei dati dimostra che, sebbene la pandemia abbia colpito molto duramente, la crisi per il settore culturale era già in atto. Segnale inequivocabile la significativa riduzione delle risorse pubbliche per il settore, sia da parte delle amministrazioni territoriali che da parte dello Stato, anche se in misura inferiore. 

La spesa pubblica, statale e locale, negli anni 2000 per la cultura era pari a 6,7 miliardi di euro, nel 2018 era scesa a 5,7 miliardi a causa, principalmente, della riduzione delle risorse di Comuni (-750 milioni, -27%), Regioni (-300 milioni, -23%), e Province (-220 milioni, -82%). Dal 2000 al 2018, gradualmente, sale l'investimento dei Mibact (+48%). 

I dati sulla fruizione culturale (ovvero la dimensione interna della partecipazione dei cittadini e dei loro consumi) disegnano un andamento che, seppure in crescita dal 2000 al 2019,  registra numerosi cali in tutti i settori nell'ultimo decennio considerato (2010-2019). Ad esempio il cinema, che fino al 2010 registrava una crescita del 12,1%, dal 2010 ad oggi perde il 6,1% di spettatori. Il teatro subisce un calo di spettatori del 8,8%, mentre aveva registrato una crescita del 27,3% nel periodo precedente al 2010. Andamento simile anche per i fruitori di concerti di musica classica e di quella leggera che nel decennio 2010-2019 sono diminuiti rispettivamente del 4,9% e del 4,7%, mentre crescevano del 22,5% e del 19,6% nel decennio precedente. 

Trend non molto diversi per gli ambiti della fruizione del patrimonio: i cittadini che visitano musei crescono del 21,5% in venti anni e del 7% dal 2010, così come quelli che frequentano siti archeologici e monumenti, che segnano un +36,8% tra 2001 e il 2019, +19,7% negli ultimi dieci anni. Dati sicuramente sostenuti dalla attività normativa e riformatrice degli ultimi anni che ha introdotto radicali innovazioni nelle modalità di fruizione dei siti e del patromonio artistico-museale. 

Il settore dopo la pandemia

Il rapporto, come detto, analizza l’attuale fase di crisi che così fortemente ha colpito la cultura, introducendo l'importante riflessione su come avviare il ritorno alla normalità. Ripensare i modelli produttivi, il rapporto con i pubblici, le modalità di offerta e fruizione di contenuti ed esperienze di visita, alcune delle possibilità esplorate.

Il Ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, intervenuto alla presentazione dei dati, ha evidenziato che la crisi determinata dalla pandemia ha dato l'opportunità di attivare nuove risorse, anche economiche, di mappare la varietà delle figure professionali presenti nelle varie branche del settore e di sperimentare strade di fruizione del patrimonio culturale nuove, anche grazie alle nuove tecnologie. La sfida, che il settore ha raccolto, è di proseguire anche nel futuro, mettendo a disposizione degli utenti gli eventi ed i luoghi del patrimonio italiano su piattaforme digitali innovative. 

Gli stessi protagonisti del settore, dunque, convergono nell’indicare la necessità e l’urgenza di un’alleanza tra tutti gli attori in campo, per rilanciare il comparto cultura e scongiurare il pericolo che, esaurite le misure tampone attivate nel periodo della pandemia, si inneschi una spirale negativa che sarebbe molto deleteria il settore. Per questo sollecitano politiche di prospettiva, l'introduzione di figure giuridiche innovative, come l’impresa culturale, forme virtuose di parternariato pubblico-privato e forme nuove di finanziamento delle politiche pubbliche.

Il Presidente di Federculture, Andrea Cancellato, lancia la sida che il dicastero dei beni e delle attività culturali diventi il principale ministero economico per un "nuovo welfare italiano per sostenere la cultura come elemento chiave del nostro vivere in comunità". 

Per approfondire

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ultima modifica 2020-11-10T15:07:02+01:00
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