Fondazione per le vittime dei reati

Sfuggita a un matrimonio forzato adesso lavora ed è serena con il marito e il figlio

La ragazza era stata aiutata dall’Ente Locale, dal Centro Antiviolenza e dalla Fondazione

Non è sempre facile ricevere notizie su ciò che accade alle persone sostenute dalla Fondazione. Quando c’è il lieto fine la soddisfazione è grande, per noi e per tutti coloro che hanno partecipato al progetto di aiuto. E il tema dei matrimoni forzati, non abbastanza esplorato nonostante il buon lavoro dei centri antiviolenza, è tra quelli su cui la Fondazione può intervenire.

L’istanza del Sindaco ci è stata inoltrata nel 2017. La ragazza – 19 anni, pakistana – era da poco arrivata in Italia per ricongiungimento familiare al padre. Lo conosceva a malapena, i genitori erano separati da anni e lei era cresciuta in Pakistan con la mamma, tuttavia la possibilità di inserirsi in Europa le era sembrata un’opportunità. Era stata invece picchiata dal padre, impedita nelle relazioni con gli altri, rinchiusa in casa ad aspettare un connazionale sconosciuto e molto più anziano di lei cui era stata promessa in sposa.

Cogliendo un istante di distrazione del padre la ragazza era riuscita a chiedere aiuto telefonicamente alla mamma in Pakistan, la quale aveva avvisato un parente in Lombardia, e questi a propria volta si era rivolto alle forze dell’ordine del luogo in cui si trovava la ragazza. Queste ultime erano intervenute insieme al Servizio Sociale e l’avevano trovata effettivamente chiusa in casa. La ragazza era andata in protezione, il padre era stato cercato e tratto in arresto.

Gli operatori descrivevano la giovane come una ragazza che appariva molto più giovane dell’età anagrafica (per l’aspetto fisico e il grado di maturità potrebbe dimostrare 11-12 anni), desiderosa e veloce nell’apprendere, grata per le attenzioni che riceve, ma al tempo stesso sofferente e smarrita, molto bisognosa di affetto, incerta sul futuro che le appariva pericoloso e irto di ostacoli sia in Pakistan che in Italia. In quel momento la Fondazione e-r per le vittime dei reati era intervenuta mettendo a disposizione un piccolo fondo per sostenerla nel seguire corsi di italiano o di formazione professionale e rendersi gradualmente autonoma.

A quattro anni di distanza le notizie pervenute dal Servizio Sociale sono buone, raccontano lo svolgersi di una vita vissuta all’insegna della possibilità di scegliere.

Inizialmente la ragazza è stata ospitata in una comunità fuori regione, in quella zona si è fidanzata con un ragazzo pakistano e ha iniziato una convivenza. Interrotto il rapporto, la giovane è tornata in patria per un periodo per rivedere la madre, quindi è rientrata in Italia in un’altra regione ancora dove ha iniziato a lavorare. Lì ha conosciuto un altro ragazzo pakistano di cui si è innamorata, si sono sposati e hanno avuto un figlio. Le operatrici sociali con cui è ancora in contatto ricevono di tanto in tanto le fotografie del bambino e la seguono a distanza con un sorriso.

 

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ultima modifica 2021-08-02T11:03:55+01:00
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