La Fondazione ha accolto 4 nuove istanze. Assegnati alle vittime oltre 20mila Euro
Con una nuova riunione a distanza del Comitato dei Garanti la Fondazione ha accolto 4 nuove istanze, tutte per violenze di genere, erogando complessivamente 22.200 Euro. Dall’inizio dell’anno salgono a 9 le istanze accolte e a 23 le persone aiutate, di cui 9 donne, 1 uomo e 13 minorenni.
Un aiuto in segno di solidarietà è stato espresso a favore dei familiari di Rossella Placati, la donna di Borgo San Giovani, frazione di Bondeno (Ferrara), uccisa nel febbraio scorso nella sua abitazione. Rossella Placati, 51 anni, lavorava a Mirandola in un’azienda biomedica, era separata e aveva due figli ormai adulti cui era molto legata, come pure alle due sorelle. L’intervento della Fondazione vuol essere un segno concreto di solidarietà ai familiari per il grave lutto subito e un aiuto nel sostenere le spese impreviste legate al decesso.
Le ulteriori 3 istanze sono giunte da sindaci della provincia bolognese.
La prima riguarda una donna sulla cinquantina che è riuscita ad allontanarsi dal convivente dopo alcuni mesi di violenze fisiche e sessuali. In quello che sarebbe stato il loro primo anniversario, mentre lei era accolta in un Centro antiviolenza, lui ha distrutto tutto ciò che le apparteneva. L’aiuto della Fondazione è mirato a sostenerla nei nuovi acquisti che saranno necessari.
Una donna non ancora quarantenne è stata accolta in una casa rifugio insieme ai 4 bambini. La coppia, non italiana, si è sposata nel paese d’origine per volontà delle famiglie e ha iniziato la convivenza in Italia qualche anno dopo. Qui lui si è mostrato estremamente possessivo e controllante. Lei non poteva uscire di casa da sola, imparare l’italiano, lavorare. Ha trovato il coraggio di denunciare quando ha capito che lui aveva in animo di ricondurre la famiglia in patria, dove stava preparando un matrimonio combinato per le figlie non ancora undicenni. Il procedimento penale è in corso, come pure la separazione coniugale. La donna sta cercando di inserirsi nel mondo del lavoro, l’aiuto della Fondazione è un sostegno concreto in questo periodo di transizione e il tentativo di offrire a lei e ai bambini maggiore tranquillità.
L’ultima istanza accolta riguarda una donna molto giovane insieme alla sua bambina. Il matrimonio è avvenuto in patria questa volta contro il parere dei genitori e si è rivelato una prigione. La situazione era aggravata dall’abuso di alcol da parte di lui. Inoltre la donna, che lavorava a tempo indeterminato presso una famiglia, denunciando è stata costretta a nascondersi per alcuni mesi e quindi a smettere di lavorare, così come la figlia minorenne ha dovuto interrompere la scuola. Anche in questo caso i problemi economici hanno un peso rilevante poiché la donna è l’unica a provvedere alle necessità familiari. L’intervento della Fondazione vuol essere un aiuto nel difficile percorso verso l’autonomia.