L’Emilia-Romagna è stata la prima regione a tagliare i superticket. Dal 1° gennaio 2019 gli emiliano-romagnoli con un reddito familiare annuo fino a 100mila euro, infatti, non pagano più la quota aggiuntiva su farmaci, visite ed esami. Via anche il ticket base da 23 euro sulle prime visite specialistiche per le famiglie con più di un figlio a carico.
Il risparmio complessivo per i cittadini è di 34 milioni di euro l’anno.
Confermate anche le esenzioni da ticket e i farmaci gratuiti di fascia C a favore dei cittadini in difficoltà, introdotte già nel 2009.
Perché tutti abbiano davvero la possibilità di curarsi, sempre e al meglio. L’Emilia-Romagna, per una sanità sempre più vicina ai cittadini e capace di rispondere ai loro bisogni.
Buoni cartacei addio: da luglio 2019 i circa 18mila cittadini affetti da celiachia possono acquistare pasta, pane, biscotti senza glutine a carico del Servizio sanitario regionale semplicemente presentando in farmacia o nei negozi convenzionati la propria tessera sanitaria e il codice Pin celiachia. A disposizione un valore mensile, che va dai 56 ai 124 euro a seconda del sesso e dell’età.
Con i vaccini proteggiamo da malattie che possono avere conseguenze anche gravi tutti i bambini e in particolare quelli immunodepressi per gravi patologie. Per questo l’Emilia-Romagna nel 2016 ha introdotto, prima in Italia, l’obbligo vaccinale come requisito di accesso ai servizi sia pubblici sia privati nella fascia di età 0-3 anni.
Una legge che funziona e ha fatto da apripista a livello nazionale.
Al 30 giugno 2019 per tutte le vaccinazioni rese obbligatorie dalla legge regionale (difterite, tetano, poliomielite ed epatite B) e per emofilo B e pertosse, aggiunte dalla normativa nazionale, è stata oltrepassato il 97%, due punti sopra la soglia che per l’Organizzazione mondiale della sanità garantisce l’“immunità di gregge”. Obiettivo raggiunto anche per morbillo-parotite-rosolia: la copertura, sprofondata nel 2015 all’87%, è oggi al 96,5%, mettendo a segno un recupero di quasi 10 punti in 4 anni.
Per i nati dal 2017 in avanti la Regione aveva già introdotto la gratuità per la vaccinazione contro il meningococco di tipo B (non obbligatoria, ma raccomandata). Ora l’ha estesa anche per i bambini nati nel 2014, 2015 e 2016, cioè quelli in età da scuola materna. Un modo per incentivare la vaccinazione nella fascia d’età, tra 0 e 6 anni, che è la più a rischio per la meningite di tipo B.
Il NIPT è un test innovativo che consente di prevedere con un alto grado di attendibilità le anomalie genomiche già a 10 settimane di gestazione con un solo prelievo di sangue materno, senza rischi per il feto. Dall’inizio del 2020 in Emilia-Romagna sarà gratuito.
Dai vaccini alla cura dell’endometriosi, dal trattamento dell’autismo all’ampliamento delle malattie rare (132 in più). Nuove cure e più esami e visite che i cittadini possono effettuare attraverso il Servizio sanitario regionale. Tutto questo grazie ai nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza, che l’Emilia-Romagna - prima in Italia – ha reso operativi da marzo 2017. Novità anche per quanto riguarda la fecondazione medicalmente assistita nel servizio pubblico, possibile fino a 46 anni (prima 43), con la possibilità di effettuare fino a sei tentativi (invece di tre).
Ad inizio legislatura solo il 58% delle visite e degli esami avvenivano rispettando i tempi previsti (rispettivamente 30 e 60 giorni). La Giunta ha varato subito un Piano straordinario per l’abbattimento delle liste di attesa che prevede assunzioni di nuovo personale, ambulatori aperti il sabato e la domenica, agende più semplici, pagamento del ticket per chi non disdice, blocco della libera professione nel caso in cui i tempi d’attesa siano fuori controllo e uno stanziamento di 10 milioni di euro l’anno.
Risultato: oggi il 98% di visite ed esami avviene entro i termini e l’Emilia-Romagna è la regione con le migliori performance a livello nazionale sui tempi di attesa per le prestazioni specialistiche (ricerca Osservatorio sui tempi di attesa di Crea sanità 2018).
Un miglioramento di 40 punti percentuali. Per garantire davvero le cure, gratuite e per tutti.
Oggi in Emilia-Romagna l’89% dei ricoveri per interventi chirurgici non di emergenza – per i quali l’ingresso in sala operatoria è immediato – avvengono entro i tempi massimi previsti, con un miglioramento di 5 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Sono state smaltite per il 90% le liste di attesa pregresse, con le rimanenti che riguardano solo casi di media-bassa criticità.
A livello nazionale l’Emilia-Romagna è la regione con i tassi di sopravvivenza più elevati, a cinque anni dalla diagnosi, per tutti i tumori (62,4%). Merito anche dei tre programmi di screening (diagnosi precoce dei tumori del colon-retto, del collo dell’utero e della mammella) che consentono di individuare e trattare tempestivamente la malattia.
L’eccellenza del sistema sanitario regionale è frutto della qualità del personale. Per questo la Regione ha scelto di compiere un investimento unico in Italia per stabilizzazioni e nuove assunzioni. Dal 2016 sono stati assunti a tempo indeterminato oltre 13.000 tra medici, infermieri, ostetriche, tecnici ed operatori tra Piacenza e Rimini.
Un investimento di 24 milioni di euro, che ha garantito una copertura del turnover con punte nel 2019 del 200%, percentuale unica in Italia.
L’età media del personale medico è crollata: la percentuale degli under 44 è passata dal 30% del 2009 al 40% dieci anni dopo.
La Regione ha raddoppiato anche le risorse per i contratti degli specializzandi, che passano da 52 a 100 (il numero più alto nel Paese) e per il corso triennale di medicina generale (da 80 a 210).
Anche nel 2018 l’Emilia-Romagna è stata prima in Italia per numero di progetti e borse di studio approvati e finanziati, ben 23 per oltre 8 milioni, tra oncologia, neurologia, malattie infettive, microbiologia e nelle scienze chirurgiche.
Nuovi ospedali, riqualificazione di quelli esistenti, acquisto di tecnologie all’avanguardia: superano un miliardo le risorse disponibili per finanziare interventi - programmati o già realizzati - di edilizia sanitaria e ammodernamento del patrimonio tecnologico e impiantisco.
Nascono così, tra l’altro, il nuovo polo Materno Infantile di Reggio Emilia (Mire), il nuovo ospedale di Fiorenzuola d’Arda, gli investimenti per il Sant’Orsola a Bologna e i nuovi ospedali di Piacenza, Cesena e Carpi, ma anche le nuove Case della Salute.
E a Villanova sull’Arda nascerà il Centro nazionale paralimpico del Nord Italia: il locale ospedale intitolato a Giuseppe Verdi diverrà una struttura all’avanguardia, punto di riferimento per le persone con disabilità fisica durante il percorso di riabilitazione.
Al massimo sei ore: l’Emilia-Romagna ha abbassato di due ore il tetto nazionale per le attese in Pronto Soccorso. Per raggiungere l’obiettivo sono stati stanziati 7 milioni di euro per qualificare e potenziare il personale grazie a circa 130 assunzioni di medici, infermieri e operatori socio-sanitari; finanziare delle borse di specializzazione aggiuntive in Medicina d’Urgenza; puntare a contrastare tutte le cause di “rallentamento” riducendo gli accessi inappropriati e organizzando in modo più efficiente percorsi interni e consulenze. Già ora più dell’85% degli accessi al Pronto Soccorso (quasi 2 milioni nel 2018) si conclude entro le sei ore.
Nel 2018 è nata la Rete regionale dei Centri di Senologia: potrà contare su 12 strutture di riferimento in tutto il territorio, che lavoreranno con standard di qualità, modalità organizzative e di funzionamento uniformi.
Una differenza non da poco: grazie alla rete regionale dei Centri di Senologia la Regione registra una percentuale di sopravvivenza a cinque anni dell’ 89%, la più alta a livello nazionale.
Le risorse per 100 nuovi defibrillatori negli impianti sportivi del territorio e una App per individuare il defibrillatore semiautomatico più vicino. Sono gli ultimi due interventi della Regione contro l’arresto cardiocircolatorio che in Emilia-Romagna colpisce una persona su 1000 ogni anno e per cui l’intervento tempestivo può rivelarsi decisivo: defibrillare entro 3-5 minuti dall’inizio dell’arresto può consentire infatti la sopravvivenza del paziente fino al 50-70% dei casi.
L’ospedale, quando serve, e in ospedale le cure migliori. Ma quando non è necessario essere ricoverato, è giusto trovare i servizi che servono ad aver cura della propria salute il più possibile vicino a casa. Per questo la Regione dal 2015 ha attivato, con un investimento di 147 milioni, 50 nuove Case della Salute dove vengono erogate prestazioni sanitarie, sociosanitarie e sociali che non necessitano di ricorso all’ospedale, raggiungendo quota 113 (a regime saranno 146).
Risultato? Dove le Case della Salute sono presenti calano del 21% gli accessi in ‘codice bianco’ al Pronto soccorso e diminuiscono anche i ricoveri ospedalieri. Crescono anche gli Ospedali di comunità, per persone con problemi di salute cronici che non necessitano di cure ospedaliere, ma che non possono essere assistite a domicilio: dal 2015 ad oggi sono stati attivati 14 nuovi Ospedali di Comunità, arrivando a quota 21.
Più forza agli ospedali montani, grazie a un piano di investimenti che nel 2017 ha destinato oltre 10 milioni di euro per i tre presidi di Borgo Val di Taro (PR), Castelnovo ne’ Monti (RE) e Pavullo sul Frignano (MO) grazie a cui, tra l’altro, sono state assunte 60 persone in più. E con altri 7 milioni la Regione ha finanziato 16 interventi per la realizzazione di servizi socio-sanitari nelle zone rurali e montane dell’Emilia-Romagna, da Piacenza a Ravenna: sportelli sociali, punti Cup, servizi di continuità assistenziale (ex guardia medica), ambulatori infermieristici e specialistici, sperimentando la telemedicina per un campione significativo di pazienti cronici in zone montane disagiate.
Dal 2017 la Regione sostiene 52 farmacie rurali, un punto di riferimento importante per le piccole comunità. Dal 2015 ne è stata chiusa così soltanto una, sostituita da un dispensario farmaceutico. E nel 2019 è stato siglato un Protocollo con i farmacisti convenzionati per mettere in campo più prestazioni per il cittadino, progetti mirati per i pazienti con patologie croniche, nuove modalità di erogazione dei farmaci.
Con un investimento di 3,2 milioni la Regione ha rafforzato l’attività di elisoccorso estendendolo al volo notturno, realizzando 17 elisuperfici espressamente dedicate e introducendo un mezzo che può utilizzare anche le basi di decollo e atterraggio non illuminate in piena sicurezza. Ad oggi sono così 253 i punti di atterraggio notturni, 73 in più di quelle programmate entro fini 2019.
Una ‘carta d’identità della salute’ che permette di accedere on line a tanti servizi, come il cambio del medico di famiglia, il pagamento del ticket, la prenotazione, lo spostamento e la disdetta di una visita. E presto si potrà anche verificare la propria posizione in lista d’attesa per i ricoveri.
Il Fascicolo sanitario elettronico sta incontrando un crescente gradimento da parte della popolazione: ad ottobre 2019, sono stati attivati 785.796 fascicoli, con un incremento del 42% rispetto all’anno precedente.
Più sicurezza e qualità nelle Case famiglia regionali, a tutela degli ospiti, persone non autosufficienti, spesso anziani, e dei loro familiari. Negli anni 2017 e 2018 tutte le 505 Case famiglia sono state oggetto di un Piano straordinario di controllo che ha previsto la vigilanza su tutte le piccole strutture per anziani e disabili sino a 6 ospiti per verificare le condizioni strutturali, impiantistiche, igienico-sanitarie, organizzative, assistenziali e di personale
Assistenza domiciliare, interventi temporanei di sollievo, centri diurni, assegni di cura: l’Emilia-Romagna rafforza il Fondo regionale per la non autosufficienza, portandolo per il 2019 a oltre 449 milioni di euro. Un’esperienza unica nel panorama nazionale, non solo per il significativo impegno economico, il più consistente tra tutte le Regioni, ma anche per la rete di servizi e professionalità cui è collegato. Nell’anno 2018 hanno beneficiato delle risorse messe a disposizione dalla Regione quasi 26.000 ospiti nelle Case di Residenza per Anziani; più di 5.500 anziani ospiti dei Centri Diurni; più di 16.500 anziani in assistenza domiciliare socio-assistenziale; più di 9 mila anziani con assegno di cura; 1.527 persone nella rete per le gravissime disabilità, di cui la grande maggioranza al domicilio (1.141); più di 2.500 disabili assistiti nei Centri socio-riabilitativi diurni; più di 2.300 disabili gravi e gravissimi con assegno di cura; circa 40.500 persone nell’ambito di programmi di contrasto all’isolamento e alla solitudine.
Migliorare i servizi spendendo di meno. L’Emilia-Romagna lo ha fatto centralizzando la spesa con Intercent-ER, la centrale unica per gli acquisti. Dal 2015 così la spesa per le Aziende sanitarie regionali si è ridotta di oltre 550 milioni di euro. Risparmi utilizzati per migliaia di stabilizzazioni e di nuove assunzioni di medici e infermieri e per eliminare, da gennaio 2019, superticket per i nuclei familiari con redditi fino a 100mila euro e ticket base sulle prime visite specialistiche per le famiglie con almeno due figli a carico.
Erano 75 giorni a fine 2014. Oggi sono scesi a 47. Migliorano in Emilia-Romagna i tempi con cui la Sanità paga i propri fornitori, rimanendo in tutte le Aziende sotto ai 60 giorni stabiliti come tetto.
Avviato il percorso per il riconoscimento di due nuovi Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) dell’Emilia-Romagna: un polo al Sant’Orsola per l’assistenza multidisciplinare medica, chirurgica e interventistica delle patologie ad alta complessità e il Maria Cecilia Hospital di Cotignola (Ra) per le patologie cardiovascolari. Salgono così a sei gli IRCCS in regione: strutture che coniugano al meglio attività di ricerca e prestazioni assistenziali di altissima qualità per elevare ancora di più la qualità dei servizi e delle prestazioni per i cittadini.
A Reggio Emilia sono divenute un’unica Azienda l’Ausl e l’Azienda ospedaliera Arcispedale Santa Maria Nuova. A Modena la sperimentazione per la gestione unica e integrata tra l’ospedale di Baggiovara (Ausl Modena) e l’Azienda ospedaliero-universitaria ha portato alla nascita del secondo polo ospedaliero dell’Emilia-Romagna. A Bologna si lavora per disegnare un futuro d’integrazione tra le quattro Aziende metropolitane. Tre passi per unire le forze e migliorare i servizi ai cittadini.
L’obiettivo è semplice: aumentare il numero dei bambini iscritti agli asili nidi o ai servizi educativi a loro dedicati, mantenendone alta la qualità. Per raggiungerlo la Regione ha stanziato 72,5 milioni di euro per il triennio 2018-2020 per sostenere gli Enti locali nella gestione dei servizi per l’infanzia, contenere i costi delle rette, ridurre le liste d’attesa per le iscrizioni, raddoppiando lo stanziamento del triennio precedente. La novità più significativa è rappresentata da uno stanziamento di 18 milioni ai Comuni per abbattere o azzerare le rette dei nidi. Una novità che interessa oltre 28.400 bambini.
Dodici milioni di euro tra 2018 e 2019 per venire incontro alle esigenze di tanti genitori che lavorano per gestire i propri figli nei mesi di chiusura delle scuole con un contributo fino a 336 euro per ogni figlio, e per un massimo di 4 settimane, nel pagamento delle rette di frequenza dei campi estivi.
La legge regionale sul gioco d’azzardo patologico ha introdotto il divieto di sale da gioco entro una distanza di 500 metri da scuole, luoghi di aggregazione giovanili e di culto. E per le azioni di contrasto per il biennio 2018-2019 la Regione ha messo a disposizione 7,4 milioni.
Dal 2016 i finanziamenti per contrastare il disagio giovanile, favorire il lavoro e la formazione, promuovere progetti di co-working, start up di impresa sono passati da 670 mila euro a 1,2 milioni nel 2018. Oltre 233 i progetti finanziati nel triennio, di cui 103 nel 2018. E per il triennio 2019-2021 un’importante novità. Non più bandi annuali ma un unico bando triennale con 4,1 milioni di euro per consentire di realizzare interventi di più ampio respiro. E’ in corso l’istruttoria delle 213 domande pervenute.
Ventun milioni per realizzare il Piano per l’adolescenza 2018-2020 che coinvolge i ragazzi tra gli 11 e i 24 anni. Di questi, 13,8 sono già stati utilizzati tra il 2015 e il 2018 per realizzare attività extrascolastiche, sostenere gli oratori, valorizzare lo scoutismo e il servizio civile, promuovere i centri di aggregazione e gli sportelli scolastici. I restanti 7,2 milioni serviranno, quest’anno, a consolidare gli interventi già in atto e attuarne di nuovi.
Non un euro di tasse in più, come avvenuto in tutti i cinque anni della legislatura. Ma anzi lo stanziamento dei fondi per rendere strutturali misure che fanno risparmiare agli emiliano-romagnoli oltre 80 milioni di euro l’anno: abolizione superticket sanitari (33 milioni), dimezzamento Irap per aziende, artigiani e commercianti in montagna (12 milioni), abbattimento delle rette dei nidi (18 milioni), bonus affitto per le famiglie in difficoltà (12 milioni) e bus gratis per gli abbonati al servizio ferroviario regionale (6,2 milioni). Provvedimenti, come nel caso dei superticket e delle rette dei nidi, sui quali l’Emilia-Romagna ha anticipato analoghe decisioni cui lavora il Governo nazionale e che una volta approvate potranno liberare qui ulteriori risorse già nei prossimi mesi.
Hanno un reddito troppo alto per accedere alle case popolari ma troppo basso per prendere in affitto o acquistare un appartamento a prezzi di mercato. A favore di queste famiglie la Regione ha varato nel 2019 programma di housing sociale. A disposizione 5 milioni di euro per acquistare casa con uno ‘sconto’.
Dal 2015 a oggi la Regione ha inoltre messo a disposizione 20 milioni di euro per dare una mano alle giovani coppie e ad altri nuclei famigliari che non riescono a trovare un appartamento adeguato alle proprie condizioni economiche, grazie a cui sono stati acquistati 716 alloggi.
Stop alle case popolari assegnate a vita: più equità e più rotazione nell’assegnazione degli alloggi e 13 milioni per 713 interventi di manutenzione e ristrutturazione degli oltre 55 mila alloggi che costituiscono il patrimonio di case popolari presenti in regione
Oltre 20mila nuclei familiari, pari ad oltre 46 mila persone. Sono gli emiliano-romagnoli che hanno potuto usufruire del Reddito di solidarietà, la misura lanciata dalla Regione nel settembre 2017 per aiutare le persone e i nuclei familiari attraverso un sostegno economico mensile e un progetto personalizzato di reinserimento sociale e lavorativo. Secondo i criteri fissati nel luglio 2018, il contributo mensile complessivo può raggiungere i 300 euro nel caso di una persona sola e sfiorare i 900 euro per una famiglia di cinque o più persone. Dal luglio 2018 è stata integrata con il Reddito di inclusione nazionale, aumentandone l’importo. Una novità positiva che però ha bloccato la possibilità di assegnare il Res, per cui sono stati stanziati complessivamente 35 milioni, ad altre persone.
Reddito di solidarietà, servizi a sostegno dei nuclei familiari in povertà e delle persone senza fissa dimora, inserimento lavorativo delle persone disagiate, gestione di casi di marginalità estrema: sono 160 i milioni di euro a disposizione nel triennio 2018-2020 per il Piano regionale per la lotta alla povertà.
Oltre 5 milioni per le famiglie che, loro malgrado, non riescono a pagare le spese di affitto per la perdita del lavoro, una grave malattia, la separazione dal coniuge, un decesso. Li ha messi a disposizione nel 2018 la Regione nei 39 Comuni ad “alta tensione abitativa”, risorse che si aggiungono a quelle stanziate dal 2014 al 2017 per 15,5 milioni di euro, cui si sommano gli 8 milioni del Fondo regionale per l’affitto. Inoltre, nel 2019, via libera al provvedimento che consente ai Comuni di ridurre del 10% l’affitto alle quasi 14mila persone sole e con un reddito inferiore ai 17mila euro Isee, che vivono negli alloggi Erp.
Orientamento, tirocini, tutoraggio, percorsi di formazione per aprire anche alle persone disabili le porte del mercato del lavoro. Per questo obiettivo dal 2016 la Regione ha speso 76 milioni del Fondo regionale disabili, sostenendo 30mila cittadini. Finanziamenti che si affiancano a quelli per i servizi di trasporto scolastico (12,5 milioni di euro dal 2015) cui si aggiungono 24 milioni di euro assegnati ai Comuni per garantire i servizi di autonomia e comunicazione personale.
L’Emilia-Romagna – con Lombardia, Lazio, Toscana – è tra le Regioni che si sono distinte, ottenendo 13 milioni di euro per il triennio 2016-2018, grazie ai progetti presentati per accedere al Fondo “Dopo di noi”. Sono già stati realizzati nel complesso 1.255 progetti personalizzati garantendo tra l’altro ospitalità in abitazioni per piccoli gruppi (3-5 ospiti) e sono stati finanziati 23 progetti per la costruzione di nuove abitazioni su tutto il territorio regionale.
Trenta milioni contro le barriere architettoniche. A tanto ammontano i fondi stanziati per i privati. Un pacchetto ingente di risorse, che ha consentito ai Comuni di soddisfare buona parte delle richieste di contributi ancora inevase e sostenere più di 3.000 nuovi interventi.
Percorsi sempre più personalizzati per le persone affette da disturbi dello spettro autistico, puntando all’accoglienza, oltre che alla cura. È l’obiettivo del progetto pilota biennale messo a punto dalla Regione nel 2018. A disposizione 1,5 milioni di euro all’anno cui si aggiunge nel 2019 un ulteriore stanziamento di 2 milioni di euro destinati alle cure dei bambini autistici più piccoli, fino a 6 anni d’età.
Per integrare gli immigrati presenti in Emilia-Romagna la Regione, utilizzando il Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020, ha avuto a disposizione 9 milioni di euro per realizzare attività di apprendimento della lingua italiana, azioni di contrasto alla dispersione scolastica, interventi per facilitare l’accesso ai servizi e la partecipazione alla vita pubblica.
Nel periodo 2015/2018 sono stati sostenuti circa 100 progetti per i Paesi in via di sviluppo, finanziati con oltre 6 milioni di euro. Le aree oggetto di intervento sono Africa Sub-sahariana, bacino sud del Mediterraneo, territori palestinesi, campi profughi Saharawi, Est-Europa (Bielorussia e Ucraina).
Sette progetti per superare i grandi campi nomadi, creando micro aree pubbliche e private in attuazione della legge regionale sull’inclusione sociale di Rom e Sinti. Attualmente sono in via di smantellamento definitivo i due campi più a rischio sul piano sanitario e della sicurezza, a Bologna e Casalecchio di Reno.
56 Sportelli di ascolto, 21 Centri antiviolenza e 39 Case rifugio: l’Emilia-Romagna è oggi una delle regioni più avanzate nella lotta contro la violenza alle donne. Una rete sostenuta durante la legislatura con quasi 7 milioni che funziona: nel 2018 sono state 4.871 le donne che hanno contattato i Centri antiviolenza, 3.486 quelle in percorso e 2.454 le nuove accolte. Al via anche esperienze innovative come i 10 Centri di aiuto per uomini maltrattanti.
Dal 2015 sono stati finanziati con 3 milioni 142 progetti di enti locali e organizzazioni del privato sociale per promuovere la parità di genere. Per monitorare costantemente i dati e rendere i servizi più omogenei ed efficaci nel 2017 è nato il Tavolo regionale permanente sulle politiche di genere.
Consultazioni, progettazioni e pianificazioni partecipate, co-decisioni promosse in particolare dai Comuni: sono state oltre 1.200 le esperienze censite in Emilia-Romagna censite dall’Osservatorio regionale della partecipazione. Per farle crescere nell’ottobre 2018 è stata approvata la nuova legge regionale sulla partecipazione, che permette – tra l’altro – di seguire i processi fino alla gestione comune degli interventi nati dalle proposte emerse.
Sono oltre 7mila gli organismi no profit in Emilia-Romagna. Con il bando 2018 per il sostegno di progetti locali gestiti da organizzazioni di volontariato e/o associazioni di promozione sociale sono stati destinati oltre 1,8 milioni di euro e finanziati 97 progetti. Nel 2019 le risorse salgono a oltre 1,9 milioni di euro, con la possibilità di finanziare circa 120 progetti sull’intero territorio regionale.
Cinquantacinque milioni a disposizione per il benessere psicofisico, sociale ed economico dei caregiver. L’Emilia-Romagna è stata la prima regione in Italia ad aver emanato una legge che riconosce il ruolo del familiare, del convivente, della persona amica che si prende cura di una persona cara impossibilitata a farlo autonomamente.
Sistemi di videosorveglianza e di telesoccorso, illuminazione degli spazi pubblici, realizzazione di marciapiedi e passaggi pedonali, ma anche azioni di animazione e di socializzazione. Sono alcune delle azioni realizzate grazie ai 94 Accordi per la sicurezza firmati dal 2015, con un impegno regionale di oltre 5,6 milioni di euro.
Parola d’ordine: intervenire in modo integrato, tra amministrazioni, forze dell’ordine e volontariato per ‘sminare’ le situazioni critiche.
Tre passi per migliorare l’amministrazione della giustizia in Emilia-Romagna. Ventidue Comuni a giugno 2019 hanno risposto alla prima manifestazione di interesse per la realizzazione di uffici di prossimità. A disposizione oltre 2,1 milioni per l’allestimento delle sedi, la formazione del personale, l’informatizzazione e la campagna di comunicazione sul territorio. Nel 2018 è stato rinnovato l’accordo per il distacco presso gli uffici giudiziari di dipendenti regionali (fino a un massimo di 50 e per tre anni). Infine con il progetto Justice-Er, con 1,2 milioni di euro la Regione tra 2018 e 2020 finanzia 82 borse di studio per ricerche di giovani laureati sulle principali riforme del sistema giudiziario italiano.
In questa legislatura sono 179 le istanze accolte dalla Fondazione vittime di reato e 374 le persone aiutate, con un contributo da parte della Regione di oltre 1 milione di euro per sostenerle nel pagamento dell’affitto, ma anche nelle spese di assistenza sanitaria o in un percorso di tipo psicologico.
Una nuova legge, nel 2017, e 58 milioni stanziati durante la legislatura per sostenere la pratica sportiva. Per portare più persone nei campi da gioco; sostenere il turismo sportivo; contrastare l’illegalità; più sport a scuola anche in orario extrascolastico; presidi di primo soccorso negli impianti sportivi e la presenza di personale qualificato; pari opportunità di accesso delle persone anziane.
Il più grande piano di investimento per l’impiantistica sportiva: arrivano a 43,5 milioni di euro i finanziamenti che la Giunta regionale ha messo a disposizione. Un’operazione che mobiliterà investimenti per oltre 110 milioni di euro, e che permette di finanziare 157 progetti presentati da altrettanti Comuni.
Garantire a tutti, grandi e piccoli, il diritto a fare sport. In questa legislatura la Regione ha sostenuto con 9,9 milioni di euro la realizzazione di 779 tra eventi, manifestazioni, progetti di sensibilizzazione e avvicinamento all’attività motoria e sportiva.
Dal Giro d’Italia al Campionato europeo di calcio under 21, sono stati 19 i grandi eventi sportivi che la Regione ha deciso di sostenere nel 2019 con 5 milioni di euro. Un investimento importante per promuovere il territorio e l’industria del turismo.
Non hai trovato quello che cerchi ?