Agricoltura. Danni da fauna selvatica, indennizzate tutte le domande delle aziende agricole per il 100% dei danni. Contributi in arrivo anche per i dispositivi di prevenzione. L’assessore Mammi: “Non abbiamo abbassato la guardia. Stiamo liquidando gli aiuti alle imprese dell’Emilia-Romagna. Il mese prossimo il nuovo bando per la prevenzione”

Oltre 1,1 milioni di euro i contributi in corso di liquidazione. I piani di contenimento e controllo degli ungulati sono sempre rimasti attivi anche durante l’applicazione delle misure anti Covid-19

28/04/2020 11:48

Bologna – Oltre 790 mila euro per l’indennizzo a 700 aziende agricole che hanno subito danni da fauna selvatica e 430 mila euro disponibili per le 250 imprese che hanno partecipato al bando della prevenzione

“Anche per l’ultima annata agraria pagheremo a tutte le aziende agricole che ne hanno fatto richiesta il 100% dei danni arrecati alle produzioni dalla fauna selvatica – sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura, Alessio Mammi-. Avevamo infatti stanziato oltre 1,2 milioni di euro del bilancio regionale, sono arrivate richieste di indennizzo per 790 mila euro. Il tema dei danni rimane al centro delle nostre politiche e non abbiamo abbassato la guardia: abbiamo ricevuto molte segnalazioni in merito alla presenza incontrollata di fauna selvatica e di danni alle colture, per questo vorrei ribadire che i piani di controllo, che dipendono dalle Province, non sono mai stati sospesi dalle misure di emergenza Covid-19. A tale proposito abbiamo mandato una specifica circolare a tutte le Province per precisare che l’attività di contenimento in questione è configurabile come servizio pubblico o di pubblica utilità”. 

“Per quanto riguarda il cinghiale, la specie che causa i maggiori danni- prosegue Mammi- nel piano annuale di prelievo di imminente approvazione intendiamo inserire un richiamo di legge affinché in tutte le province sia consentito il prelievo diretto sui propri terreni anche da parte degli agricoltori con licenza di caccia. Stiamo inoltre lavorando a un piano di controllo regionale con l’obiettivo di uniformare le modalità di intervento su tutto il territorio”. 

“Sul fronte invece della prevenzione – conclude Mammi-, stiamo procedendo alla liquidazione dei contributi al 100% per l’acquisto di sistemi di prevenzione messi a disposizione dall’ultimo bando regionale– chiude l’assessore-. Abbiamo incrementato di 30.000,00 euro la dotazione iniziale del bando di 400.000,00 per potere soddisfare, anche in questo caso, tutte le domande pervenute. Altri 250.000,00 euro verranno messi a disposizione per il bando 2020 che sarà approvato il mese prossimo”. 

 

I fondi regionali per i danni

Il contributo è pari al 100% del danno periziato, stimato con riferimento ai prezzi di mercato indicati dalla Camera di Commercio per l’annata di riferimento.

Il fondo regionale copre i danni da animali selvatici protetti su tutto il territorio mentre quelli prodotti da fauna cacciabile vengono risarciti solo nelle zone protette. Compete infatti agli Ambiti territoriali di caccia e ai titolari degli altri istituti venatori privati far fronte ai danni da specie cacciabili nei territori di competenza. 

 

I danni e gli indennizzi in regione

Nel 2019 si sono verificati danni in circa 700 aziende agricole per un totale di 790.000 euro di cui 225.000 da ungulati, per la gran parte cinghiali. Lo stanziamento a disposizione era di 1,25 milioni di euro. Questo ha consentito di pagare a tutte le aziende il 100% dei danni, anche grazia alla notifica di aiuto alla Commissione Europea fatta a suo tempo della Regione Emilia-Romagna che consente di superare l’importo limite di 20.000 euro in tre anni degli aiuti in de minimis, fatta eccezione per l’acquacoltura.

Le province dove l’impatto del cinghiale ha gravato maggiormente sono Parma e Forlì-Cesena per oltre 80.000 euro in ciascuna delle due realtà.

Il territorio dove l’impatto della fauna è maggiore è Bologna (265.000 euro) e le specie maggiormente responsabili sono il picchio sugli impianti di irrigazione (55.000 euro), il fagiano (42.000 euro) e il piccione (40.000 euro).

 

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