Bilancio. L’assessore Petitti: “Nessuna operazione speculativa attraverso derivati”

Risposta al consigliere Galli (Fi): “Non esiste alcun allarme debiti fuori controllo. Si tratta di strumenti adottati dal 2004 per attenuare i rischi da tassi variabili su mutui già contratti, inseriti in ogni documento di bilancio e sottoposti alla valutazione degli organi di controllo, dal Collegio dei revisori alla Corte dei conti”

22/01/2019 18:53

Bologna – “Un’operazione che non ha rischi e non di natura speculativa”, visto “non è stata stipulata per ottenere immediata liquidità, di cui la Regione Emilia-Romagna non ha mai avuto necessità”. Un’operazione condotta attraverso strumenti “adottati nel 2004, inseriti e illustrati in tutti i documenti di bilancio, compreso quello del 2019” e “sottoposti alla valutazione degli organi di controllo”, dal Collegio dei revisori alla Corte dei Conti. Con quest’ultima, la magistratura contabile, che non ha rilevato alcun pericolo. E un giudizio analogo è arrivato anche dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

L’assessore regionale al Bilancio, Emma Petitti, interviene dopo l’interrogazione presentata dal consigliere Andrea Galli (Fi) rispetto all’utilizzo di strumenti finanziari derivati da parte della Regione.

“Il presunto allarme sui conti della Regione di cui parla il consigliere è davvero infondato- spiega Petitti-. Intanto non esistono i debiti fuori controllo di cui parla, e non si capisce come sarebbe potuto succedere visto che parliamo di strumenti adottati nel 2004 da parte della Regione, inseriti e illustrati in tutti i documenti di bilancio, compreso quello del 2019, oltre che sottoposti al vaglio degli organi di controllo quali il Collegio dei revisori e la Corte dei conti. L’operazione non ha rischi- prosegue l’assessore- essendo una semplice trasformazione da tassi variabili a tassi fissi dei mutui contratti dalla Regione stessa. Anzi, è stata conclusa per attenuare i rischi del tasso variabile sul lungo periodo, certo di più difficile previsione e, contemporaneamente, per dare certezza finanziaria agli amministratori futuri, non trasferendo eventuali rischi negli anni successivi al 2009”. In questo modo, “si è raggiunto un doppio risultato: ottenere tassi variabili quando le condizioni favorevoli del mercato sono caratterizzate da bassi tassi d'interesse e cautelarsi nel lungo periodo trasformandoli in tassi fissi, fornendo certezze sugli oneri finanziari da pagare in futuro”.

Fin dall’inizio, ricorda ancora Petitti, l’operazione è stata valutata dalla Corte dei conti, che l’ha così definita: "Prudente affaccio sul mercato è quello dell'Emilia-Romagna che, per la prima volta nel 2004, sovrappone uno swap ad un mutuo di Cassa Depositi e prestiti a copertura dell'evoluzione dell'originario tasso variabile, tramite collar e barriera superiore fissata al 5,25 per cento”. Un giudizio analogo a quello espresso dal ministero dell’Economia e delle Finanze.

“Dunque, è chiaro che l’operazione in derivati non è di natura speculativa né è stata stipulata per ottenere immediata liquidità, di cui la Regione Emilia-Romagna non ha mai avuto necessità. Si differenzia pertanto da altre operazioni in derivati, citate in alcuni articoli comparsi online, stipulate in passato da vari Enti locali e territoriali italiani, in quanto risulta semplicemente equiparabile a un’operazione di rinegoziazione del tasso d’interesse, conosciuta dalle stesse famiglie e imprese per attenuare i costi degli oneri finanziari. Infine- chiude Petitti- ricordo che è vietato alle Regioni, tra gli altri, stipulare contratti relativi a strumenti finanziari derivati nonché procedere alla rinegoziazione di contratti derivati in essere”.

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