Imprese - Approvata oggi la legge regionale su Attrattività, competitività e promozione degli investimenti in Emilia-Romagna

Imprese - Approvata oggi la legge regionale su “Attrattività, competitività e promozione degli investimenti in Emilia-Romagna”. L’assessore regionale Luciano Vecchi: “Ora abbiamo un nuovo biglietto da visita dell’Emilia-Romagna per chi vuole investire e creare occupazione. Definiti gli strumenti per offrire un ambiente più favorevole all’attrazione di investimenti di grandi dimensioni e di grande qualità”

16/07/2014 16:28

Bologna  - La stipula di accordi per l’insediamento e lo sviluppo di nuove imprese. La riduzione del carico burocratico. Ma anche agevolazioni fiscali per nuove imprese innovative, sostegno all’aggregazione e al rafforzamento dei Consorzi fidi per il credito. Ancora, un premio regionale per la responsabilità sociale d’impresa, misure di contrasto delle delocalizzazioni produttive, nonché la promozione degli investimenti nel quadro delle programmazioni settoriali della Regione. Sono queste le linee principali della legge su ‘Attrattività, competitività e promozione degli investimenti in Emilia-Romagna’, approvata oggi dall’Assemblea legislativa.
L’obiettivo principale quello del  rilancio degli investimenti pubblici e privati: una leva fondamentale per far ripartire la domanda interna, per aumentare le esportazioni e per creare nuova occupazione, stabile e qualificata. La legge risponde, infatti, alla duplice esigenza di contribuire alla ripresa economica e rafforzare la competitività e la capacità di innovazione del sistema produttivo dell’Emilia-Romagna.
«Da oggi l’Emilia-Romagna – ha commentato soddisfatto l’assessore regionale alle Attività produttive Luciano Vecchi - ha gli strumenti  per offrire un ambiente  più favorevole all’attrazione di investimenti di grandi dimensioni  e grande qualità. Questa è una delle condizioni per creare lavoro qualificato e durevole, obiettivo centrale nell’azione della Regione».
Il provvedimento legislativo punta a rendere i sistemi - locali e regionale - ancora più “attraenti” per gli investimenti delle imprese, proiettando ulteriormente l’economia emiliano-romagnola nel mondo. Tutto questo senza perdere le radici ma, anzi, rafforzando i suoi tratti di forza: dinamismo e capacità di fare innovazione, diversificazione produttiva, pluralismo delle forme imprenditoriali.
Le politiche regionali e la legge intendono favorire e accompagnare in Emilia-Romagna la promozione degli investimenti produttivi ad alta intensità tecnologica ed ecologica per rafforzare l’innovazione dell’asse saper, del made in Italy e green economy che comunque poggiano sull’autonoma capacità e iniziativa delle imprese e degli imprenditori presenti sul territorio.
«Un sistema per la formazione di qualità, una rete di alta tecnologia unica in Italia., fondi europei orientati all’innovazione, equità sociale, equilibrio territoriale nonché una maggiore efficienza amministrativa. È questo il nuovo biglietto da visita dell’Emilia-Romagna per chi vuole investire e creare occupazione. Rapidamente saranno approvati gli strumenti attuativi della legge una immediata operatività del provvedimento», ha aggiunto l’assessore Vecchi.
La nuova normativa si muove nel solco della politica nazionale, con l’intenzione di accrescerne l’efficacia attraverso misure proprie e in collaborazione con lo Stato e tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti. L’architrave della legge è l’individuazione degli “investimenti e insediamenti di interesse regionale” promossi da imprese o aggregazioni di imprese, che si caratterizzano per il valore degli investimenti, la qualità e la quantità dell’occupazione, le ricadute sul territorio, la ricerca e l’innovazione, l’internazionalizzazione e la specializzazione delle singole unità, delle filiere e dei distretti.
Per favorire investimenti e interventi di interesse per il territorio la Regione, anche per mezzo delle sue società, sviluppa una politica di marketing territoriale per la ricerca di investitori nazionali ed esteri e per la promozione della propria immagine.
Concretamente, la realizzazione degli investimenti e degli interventi avviene attraverso la stipula di “Accordi per l’insediamento e lo sviluppo” sottoscritti dalla Regione, dalle imprese o aggregazioni di imprese, dagli enti locali e dagli altri soggetti che concorrono all’attuazione. Gli “Accordi” contengono gli impegni reciproci dei contraenti, ovvero gli investimenti a carico rispettivamente delle imprese e delle parti pubbliche, le agevolazioni che possono essere concesse  e i termini per l’autorizzazione e la realizzazione degli interventi. La Regione si assume in particolare il compito di collaborare con tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte per assicurare uno svolgimento efficace e tempestivo dei procedimenti.
La proposta di legge indica le principali azioni che possono essere attivate per favorire gli investimenti e l’attuazione degli accordi: l’accesso alla rete per la ricerca e il trasferimento tecnologico, la formazione delle risorse umane, la disponibilità delle reti di telecomunicazione e di servizi telematici, nonché di altre infrastrutture, sostegni per la riqualificazione energetica, contributi per la ricerca e l’innovazione, servizi alla persona. Viene evidenziato, inoltre, il ruolo che possono svolgere le attività terziarie per la specializzazione intelligente del sistema produttivo e la promozione e l’attrazione di investimenti.
Vengono anche individuate le procedure urbanistiche da applicare introducendo meccanismi di riduzione o aumento degli oneri a carico dell’investitore in relazione rispettivamente alle aree già classificate o quelle di nuova classificazione. La proposta contiene, infine, ulteriori misure a sostegno delle imprese, che si possono attivare anche al di fuori degli “Accordi per l’insediamento e lo sviluppo”: meritano di essere sottolineate le agevolazioni fiscali Irap per le nuove imprese innovative, il sostegno alla aggregazione e al rafforzamento dei Consorzi fidi per il credito, il premio regionale per la responsabilità sociale d’impresa e le misure di contrasto delle delocalizzazioni produttive.

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