N.3-4 1999 • ANNO XX - maggio/agosto
Editoriale/Alfredo Sandri
La Regione come catalizzatore di un sistema coeso e competitivo

Gli otto programmi speciali d’area che interessano il nostro territorio regionale riguardano le aree urbane di Modena e Reggio Emilia, l’area portuale di Ravenna, le città della costa, il Basso ferrarese, la Valle del Reno, il Parco della salute compreso tra le province di Parma e di Piacenza e la promozione turistica di Val Tidone e l’Alta Val Luretta piacentine.

L’Emilia-Romagna è la prima Regione italiana a praticare questa modalità di programmazione che si sta concretizzando con l’impegno di risorse pubbliche, sui bilanci 1998-2000, pari a circa 226 miliardi da parte della Regione e di 319 degli enti locali e territoriali. A questi stanziamenti si vanno poi ad aggiungere quelli dei privati, stimati in oltre mille e duecento miliardi. Già da questo primo dato si coglie il senso della legge n. 30/1996 che istituisce i programmi d’area: puntare sui territori, uscendo dalla logica settoriale e coinvolgendo in maniera paritaria tutti i soggetti economici, sociali, istituzionali disponibili a farlo. Protagonisti di una partnership che funziona, elabora, attua e controlla i programmi.

La legge sui programmi d’area avvia un processo e inaugura una procedura che privilegiano una logica di patto costruito dal basso, con la Regione come catalizzatore. Si tende a fuoriuscire dal modello piramidale, secondo una gerarchia, per sperimentare una struttura a rete: reti di politiche industriali, di piattaforme infrastrutturali, reti di politiche turistiche. All’interno di un sistema regionale coeso e competitivo rispetto di fronte alle stesse Regioni d’Europa e capace di affrontare le sfide della globalizzazione. La legge assume un carattere sperimentale e punta a offrire spazi nuovi per le politiche economiche, in quanto abbrevia la gestazione degli investimenti e introduce la complementarietà e contemporaneità degli interventi dei diversi soggetti in un tempo definito. In breve, siamo di fronte a strumenti innovativi di programmazione negoziata con i quali la Giunta regionale garantisce – con un atto amministrativo – la copertura finanziaria al progetto, avendo assolto nella concertazione la procedura amministrativa.

Si tratta di uno strumento di programmazione economica che si esplica attraverso un atto di natura contrattuale tra tutti i soggetti coinvolti, pubblici e privati.

I primi risultati della sperimentazione avviata nel settembre 1998 sono positivi, essendo state sottoscritte le intese, selezionati gli interventi e le modalità di realizzazione. La seconda fase di sperimentazione, che coincide con la fine della legislatura, dovrà portare alla firma conclusiva gli accordi di programma e all’erogazione dei primi fondi.

Nuovi scenari si aprono, a tutti sarà richiesto un ruolo attivo e innovativo: fra questi la Regione ha già iniziato e vuole fare la propria parte.