Sommario
1. Lidea
di questo numero speciale
Questo numero speciale di Le
istituzioni del federalismo nasce a seguito di un breve soggiorno di studio trascorso
dal vicedirettore della rivista presso lEconomic and Social Cohesion Laboratory,
dellEuropean Institute della London School of Economics, nella
primavera del 2000. In quelloccasione, Salvatore Vassallo mi invitò a dare un
contributo di ricerca alla rivista, dati i miei interessi di studio sul tema dei Fondi
Strutturali e più in generale sulle tematiche della politica di coesione dellUnione
Europea (Ue). Avevo terminato da un anno il libro Coesione, convergenza e integrazione
nellUnione Europea, per Il Mulino (1998), e quel lavoro mi aveva fatto capire
quanto poco si fosse scritto in Italia da parte di accademici e di operatori pubblici su
quella innovazione che è tutta e soltanto europea: la politica di coesione sociale ed
economica. Linvito fattomi divenne loccasione per riprendere con altri il
discorso. Risposi subito di sì, esprimendo un forte interesse ma anche la cautela
riguardo alla ovvia difficoltà di affrontare un argomento tanto complesso in breve tempo
e sollecitando invece un lavoro di gruppo.
Nella seconda metà degli anni novanta
avevo avuto la buona sorte di avere presso il Laboratorio un gruppo di giovani ricercatori
italiani, molto capaci e motivati, che al termine della loro esperienza di studio
londinese avevano fatto ritorno in Italia divenendo protagonisti nei processi di policy-making
allinterno di strutture politiche nazionali. Uno di loro, Andrea Ciaffi, aveva
iniziato una nuova esperienza di lavoro a Roma, presso la Conferenza dei Presidenti,
curandone gli affari comunitari e internazionali. Una breve consultazione con Andrea mi
confermò la fattibilità del lavoro di gruppo per realizzare questo volume. Assieme
abbiamo identificato i temi e i collaboratori in grado di svilupparli. Si tratta di un
gruppo di operatori e di accademici validissimi, che hanno preparato lavori basati su una
conoscenza diretta della tematica analizzata o su studi da loro stessi condotti.
Non vorremmo però considerare questo
volume un contributo una tantum al dibattito in Italia sullargomento dei
Fondi Strutturali. Lo abbiamo pensato, invece, come lavvio di una fase più puntuale
di dibattito e di informazione sul ciclo corrente della politica di coesione europea e
sulle sue prospettive future. Vorremmo che un volume sullEuropa e la sua politica di
coesione si trasformasse in un appuntamento annuale, per seguire e documentare il processo
di cambiamento in atto. Per capire il nuovo cè bisogno di avere
uninformazione continua e fattuale su quello che accade ed è questo
lobiettivo della nostra iniziativa di ricerca.
Per raggiungerlo ci proponiamo di creare un
osservatorio sulle regioni italiane ed europee e su quello che sta nascendo attorno
allEuropa nella prospettiva prossima delladesione dei paesi del centro ed est
europeo e con la realizzazione del mercato di libero scambio EuroMediterraneo.
Collegata allosservatorio ci
proponiamo di creare una "summer school" che ogni anno affronterà uno
dei temi delle politiche di coesione. Si presenterà così loccasione di un primo
incontro fra gli autori coinvolti nella preparazione del volume e gli allievi post-laurea
provenienti da università italiane ed estere. La preparazione del volume annuale,
lattività dellosservatorio sulle regioni nella preparazione di studi e
ricerche sui temi di maggior rilievo e la conduzione della summer school
contribuiranno a creare una massa critica di studiosi e operatori per seguire
levoluzione della politica di coesione e captarne in un modo efficace e rapido i
cambiamenti riflessi nelle politiche e nelle strutture politico-amministrative della UE,
degli stati membri e dei livelli regionali e locali.
2. Dalla politica di
coesione al percorso del federalismo
Dal suo punto di partenza nel 1989, la
politica di coesione ha innescato un processo di ristrutturazione dei contenuti e della
prassi dellintera gamma di politiche pubbliche, spaziando dal campo economico e
infrastrutturale a quello sociale, ambientale e culturale. Questo processo incrementale di
allineamento delle varie politiche europee alla finalità di coesione è il risultato
cumulativo del dettato dellAtto Unico Europeo del 1986 (Aue). Esso aveva visto nella
coesione la conditio sine qua non per la realizzazione del Mercato Unico e della
Moneta Unica. Di conseguenza lAue aveva indotto la necessità di ristrutturare le
istituzioni, sia al livello europeo, accrescendo i poteri del Parlamento europeo e
ridefinendo i poteri del Consiglio dei Ministri e della Commissione, che al livello
nazionale, contribuendo a far maturare il dibattito sulla riforma federale in Italia.
In altri Paesi della Ue, il dibattito
relativo alla riqualificazione dei poteri dello stato centrale ha assunto delle sfumature
diverse. Ma la sostanza di fondo riguarda il come riorganizzare la struttura statale in un
ambito europeo nel quale alcune delle vecchie prerogative dello stato centrale sono state
già europeizzate, come ad esempio la gestione del mercato unico, il controllo della
moneta, la definizione dei principi di concorrenza e dei rapporti economici con i paesi
terzi. Nel corso del 2000 si sono intrapresi i primi passi per la ridefinizione delle
politiche della sicurezza, della giustizia e degli affari interni a livello europeo. Una
costituzione europea non esiste ancora, ma si è avviato senzaltro un processo di
costituzionalizzazione dei Trattati che ha cominciato a delineare un sistema istituzionale
nuovo (). È logico che tale ristrutturazione delle istituzioni e delle politiche europee
abbia un forte impatto sulla configurazione del livello nazionale e di quello
sub-nazionale.
Quando abbiamo iniziato a preparare questo
volume molti eventi significativi avevano già segnato il percorso della nuova
programmazione 2000/2006 dei Fondi Strutturali. Si era già tenuta la conferenza di
Catania (dicembre 1998) con la finalità di raccogliere "Cento idee per lo
sviluppo"; era stato approvato il Regolamento generale 1260 del 1999 sui Fondi
Strutturali; era iniziato il processo di consultazione "orizzontale" incentrato
sui tavoli interinali a livello interministeriale; si era avviata la consultazione tra
governo e regioni per la definizione dei contenuti del Quadro Comunitario di Sostegno
(Qcs) e dei programmi per regioni dell'Obiettivo 1 (), per quelle dellObiettivo 2 ()
e per il Qcs dellObiettivo 3 (). Prima ancora, la pubblicazione nel 1997 di Agenda
2000 aveva prospettato una fase nuova della politica di coesione, che metteva in
evidenza il ruolo delle regioni secondo le indicazioni del Commissario della Politica
Regionale, Monika Wulf-Mathies. Sulla scena europea, intanto, si era affacciata la nuova
Commissione presieduta da Romano Prodi.
Tutte queste situazioni rappresentavano una
grossa opportunità di verificare quanti e quali cambiamenti fossero fattibili
nellimpostazione procedurale e sostanziale dei Qcs e di identificare le novità
assolute che potevano emergere dal nuovo ciclo di programmazione. Il nuovo contesto da un
lato offriva la possibilità di fare il punto sulle negoziazioni tra lo stato e le
regioni, dallaltro consentiva di verificare il nuovo rapporto fra stato nazionale e
regioni nei confronti della UE.
Il volume si propone di dare al lettore una
conoscenza approfondita sul tema dei Fondi Strutturali ma con una visione
"dallinterno" e collocare lo scenario italiano nel quadro generale della
politica di coesione europea, attraverso una versione ragionata degli avvenimenti e delle
decisioni del periodo 1999-2000, quando sono stati formulati i programmi per gli Obiettivi
1, 2 e 3. Abbiamo voluto ampliare la prospettiva con un intervento sul nuovo approccio
alla politica agricola adottato dalla Commissione con i Piani di Sviluppo Rurale (Psr) che
avranno un impatto innovativo di assoluto rilievo sulle zone agricole in Italia e in
Europa.
Dallo scenario dei negoziati e della
programmazione delle politiche di coesione è poi emerso un interessante affresco
dellassetto delle relazioni intergovernative italiane e del sistema Italia in
Europa. I diversi contributi hanno consentito di rilevare non solo le modalità delle
relazioni politiche e tecniche Governo/Regioni ma anche la tenuta delle strutture
istituzionali esistenti rispetto alle sfide di parternariato e concertazione imposte da
Agenda 2000. Ne è risultata unindagine sul campo del percorso del federalismo
italiano, nel quale sono stati evidenziati il livello e le potenzialità del
decentramento, la capacità di autogoverno e di programmazione delle Regioni e la relativa
forza di negoziazione bilaterale e multilaterale tra i tre livelli di governo (europeo,
nazionale, regionale).
Linsieme della programmazione
comunitaria mette a disposizione del governo nazionale e delle regioni italiane 29.656
milioni di euro attraverso i Fondi Strutturali oltre a 4.165 milioni di euro dal Feoga
Sezione Garanzia. Queste risorse europee saranno accompagnate da un ammontare
almeno equivalente di finanziamenti pubblici nazionali e regionali e da una quantità di
investimenti privati, direttamente connessi o derivati, dipendente dalla capacità della
programmazione nazionale e regionale di stimolare le leve dello sviluppo diffuso e
capillare. Questoccasione per aiutare a innescare un circolo virtuoso e
auto-propulsivo nelleconomia del Mezzogiorno e per rafforzare e innovare
leconomia italiana in generale non può essere mancata. Essa rappresenta
unopportunità di agganciare la locomotiva europea, che a fine decennio porterà
lEuropa a diventare la prima potenza economica mondiale.
Dedichiamo questo lavoro a Federico
Mancini,
europeista e nostro maestro.