N.1 1998 • ANNO XIX - gennaio/febbraio
Editoriale/Roberto Bin

Subentro nella direzione della rivista a due cari amici: Luciano Vandelli, che l’ha ideata e diretta per molti anni, e Marco Cammelli, che ne ha inaugurato la nuova serie, ribattezzata "Le Istituzioni del federalismo - Assessorato Affari istituzionali, autonomie locali, Regione Emilia-Romagna".

Nel suo editoriale d’esordio Marco Cammelli spiegava con chiarezza il motivo del mutamento di titolo della rivista: negli ultimissimi anni si è aperta in Italia una nuova stagione di dibattito e di progettazione istituzionale che ha nella riforma federale dello Stato uno dei suoi perni essenziali. È indispensabile che le Regioni e il mondo delle autonomie si inseriscano nel dibattito e concorrano alla progettazione dando il loro apporto culturale e politico, perché è stata proprio l’assenza del regionalismo uno dei principali motivi dello stentato decollo delle Regioni in Italia.

Condivido appieno l’analisi e il proposito di fare di questa rivista uno strumento culturale adeguato alle esigenze della stagione che si è aperta. Non posso che comprendere infatti la preoccupazione di quanti temono i risultati di una revisione, che si vuole profonda, del nostro sistema istituzionale, che non sia accompagnata da un’elaborazione culturale adeguata e da una forte tensione ideale e politica. Purtroppo i rischi sono davanti agli occhi di tutti: se i risultati che ha prodotto la Commissione Bicamerale sono così deludenti (e non solo per la parte che riguarda il sistema delle autonomie), la causa principale è forse proprio l’impermeabilità culturale e la pochezza ideale che ne hanno caratterizzato i lavori. Ed i primi segnali che ci vengono dall’attuazione della "legge Bassanini" — promessa di un radicale riordino in senso federale delle relazioni centro-periferia, sia pure "a costituzione invariata" — non sono affatto più incoraggianti: anche qui la sottile rete della conservazione burocratica sembra capace di avere la meglio su una volontà politica ancora troppo incerta, imprecisa negli obiettivi strategici, poco orientata da modelli chiari.

Se le Regioni vogliono uscire da questa fase rafforzate nella loro capacità di governo dovranno lottare: e altrettanto dovranno fare gli enti locali, i cui interessi — di questo sono sempre stato profondamente convinto — non sono mai opposti a quelli delle Regioni. Comuni, Province e Regioni, da questa lotta, o usciranno insieme rafforzati o usciranno insieme sconfitti. Ed a questa lotta anche la nostra rivista vuole dare il proprio modesto apporto, naturalmente dalla parte delle autonomie.

I programmi editoriali sono presto detti. L’attuazione della legge 59 (la "legge Bassanini", appunto) occuperà la scena nei prossimi mesi: ai decreti delegati dovranno seguire le leggi regionali di devoluzione delle funzioni amministrative agli enti locali. Il principale compito della rivista sarà dunque accompagnare questo complesso processo, cercando di fornire alle Regioni e agli enti locali qualche strumento in più per una completa valorizzazione delle occasioni che la legislazione nazionale offrirà loro: iniziamo già da questo fascicolo, dedicato alla prima esperienza dei rinnovati organi di concertazione tra Stato, Regioni e enti locali. Eppoi, appena in secondo piano, resterà il problema delle riforme costituzionali. Non sarà questo, con ogni probabilità, l’anno decisivo per i lavori "costituenti", ma sicuramente è importante seguire il dibattito nelle Camere, con la speranza che lì possano rafforzarsi le ragioni delle autonomie, che scarsa accoglienza hanno ricevuto dalla Commissione Bicamerale. La rivista cercherà di dare ancora il suo apporto di approfondimento scientifico e di proposta, con un occhio di particolare riguardo per l’esperienza degli altri paesi europei contrassegnati da una struttura federale o regionale: non tanto per riproporne i modelli, già abbastanza noti, ma soprattutto per cogliere gli insegnamenti che derivano dal concreto funzionamento delle loro istituzioni.

Un ultimo obiettivo è di potenziare la funzione di documentazione della rivista. Tramontata l’epoca della carta, sempre in (ormai) insopportabile ritardo, la documentazione verrà offerta in rete. La rivista, infatti, verrà "messa in Internet", in un sito che consentirà di consultarne gli indici, gli editoriali, i materiali raccolti, gli indirizzi degli altri siti utili. La "carta" servirà a diffondere le idee, mentre la rete contribuirà al potenziamento della documentazione: il "sito" è quindi aperto per chiunque voglia diffondere il proprio pensiero o i propri documenti.

Questi, dunque, i buoni propositi per il futuro. Ma voglio chiudere il mio primo editoriale ricordando Andrea Cusmano, che tanto spesso ha partecipato alle iniziative di questa rivista: e che se ne è andato nei giorni di Natale lasciando un grande vuoto nella Regione che dirigeva, la Toscana, e uno assai doloroso tra noi, che gli resteremo amici.