N.1 1997 • ANNO XVIII - gennaio/febbraio
Editoriale/Marco Cammelli

Con questo numero prende avvio la nuova serie della rivista. Il titolo, "Le Istituzioni del federalismo - Assessorato Affari istituzionali, autonomie locali, Regione Emilia-Romagna", racchiude il principio ispiratore e i criteri operativi cui ci si è riferiti.

Federalismo è parola usata ormai con molti significati, ma per la nostra Rivista è richiamo insieme di una opzione culturale e di un assetto costituzionale e giuridico.

Sul piano culturale, i processi da tempo in atto sono chiari, anche se non ne è chiaro l'esito. L'erosione a cui è stato sottoposto lo stato centrale (dalla Ue, verso l'alto; dalla localizzazione delle funzioni, verso il sistema delle autonomie territoriali; dalla ridefinizione dei confini pubblico/privato, in orizzontale) e la trasformazione delle forme dei processi decisionali (con l'intervento di più soggetti e l'affermarsi di dinamiche interattive), hanno comunque già oggi portato ad una profonda redistribuzione non solo di competenze, ma di quote di sovranità.

La cosa è ovvia nei rapporti con la Ue, ma a questa centralizzazione corrisponde (con evidente correlazione), un processo diffusivo che interessa vecchie (v. magistratura) e nuove (v. banca centrale) istituzioni e che investe anche il sistema regionale e locale. Ora, il termine federalismo è il più appropriato sul piano concettuale per esprimere appunto questa ridefinizione di soggetti, poteri e forme che, lo si ripete, è in atto da tempo e che va dalle istituzioni comunitarie ai livelli locali.

Sul piano costituzionale e giuridico, invece, intendiamo come federalismo il compimento del processo di pluralismo autonomistico e istituzionale avviato dalla Costituzione ed espresso dall'art. 5 che ne costituisce l'affermazione più ampia e che invece, singolarmente, è proprio quello che si vuole cambiare. Da questo secondo punto di vista, federalismo è regionalismo e autonomismo compiuto; il superamento della secca (né centralizzazione né reale autonomia) ove si è incagliato, con la collaborazione di tutti, il regionalismo degli anni ’70; la scelta definitiva di un sistema che non può più permettersi (per molte ragioni: politiche, economiche, finanziarie) di coniugare infelicemente la fragilità del centro e la deresponsabilizzazione dei livelli locali e che, per farlo, ha compreso che l'unica soluzione possibile (qui e ora) è quella di percorrere fino in fondo l'opzione autonomistica. In una parola, la rifondazione, insieme, del centro e del complesso delle autonomie.

Le "istituzioni" vuole invece rappresentare la pluralità dei soggetti che un simile processo coinvolge, sia sul lato pubblico sia sul versante sociale: non a caso, uno dei primi numeri sarà dedicato alle posizioni assunte dai sindacati rispetto alla riforma istituzionale.

Quanto al taglio, la scelta è per uno strumento che partecipi attivamente e direttamente al dibattito in corso, cominciando ovviamente con quello della Commissione bicamerale che proprio in questi giorni sta entrando nel vivo dei propri lavori. Dare voce ad esperienze, avviare approfondimenti, sottolineare nuovi profili o formulare proposte è parso alla Giunta della Regione Emilia Romagna, per opera dell'Assessore agli affari istituzionali Luigi Mariucci, e a chi scrive il modo migliore per continuare ad assicurare l'apporto di idee e di suggestioni già offerto in materia con più forme (cominciando dal volume "Il federalismo preso sul serio").

La nuova serie della Rivista, dunque, riprende la preziosa esperienza già maturata negli anni precedenti sotto la direzione del prof. Luciano Vandelli e ne conferma, in forma diversa, il medesimo intento: adoperarsi sul piano culturale perché si ponga mano alle riforme e perché queste ultime siano accompagnate (sia nel concepirle che nell'attuarle) dalla necessaria elaborazione scientifica, culturale e politica.

Perché non si ripeta quanto si è verificato negli anni passati, dove c'erano le Regioni ma quello che mancava di più era proprio il regionalismo.

Questo il progetto che cercheremo di perseguire nel limite delle nostre forze: mi auguro che i lettori lo condividano e lo sostengano.